l’assuefazione, l’abitudinarietà penetrano come un tarlo nella nostra vita, nelle nostre giornate, dentro la nostra stessa pelle logorando dall’interno la nostra effervescente tendenza all’emotività. senza troppi giri di parole mi rivolgo a te, che ora stai leggendo queste parole: se hai intenzione di leggere con leggerezza e pressappochismo vattene, non ti voglio, vai via, se non hai intenzione di toccarmi, anche se sono sudato malato bagnato e dannato, vai via, fammi questo favore. in questo momento ce l’ho con l’abitudinarietà, quella che ci rende superficiali e frettolosi e poco permeabili alle parole e alle persone: continua a leggere solo se veramente ti va, solo se hai voglia di lasciarti toccare dalle parole, in caso contrario, come ho detto, vattene, anzi, aggiungo che se ti va di leggere devi commentare per forza, dire la tua, anche una sola parola. altrimenti sparisci.
troppo spesso lasciamo che la nostra unicità venga sepolta da quella gelatinosa marea che è la routine, è un mezzo per reagire alla paura dell’isolamento, osserviamo senza dare spazio, senza dar voce alla nostra unicità. una volta ogni tanto diamo voce alla nostra vera, schietta reazione, senza pensare troppo alle conseguenze, dare fiato alla nostra emotività. un modo per sentirsi liberi…
una frase conclusiva del filosofo:
troppo spesso lasciamo che la nostra unicità venga sepolta da quella gelatinosa marea che è la routine, è un mezzo per reagire alla paura dell’isolamento, osserviamo senza dare spazio, senza dar voce alla nostra unicità. una volta ogni tanto diamo voce alla nostra vera, schietta reazione, senza pensare troppo alle conseguenze, dare fiato alla nostra emotività. un modo per sentirsi liberi…
una frase conclusiva del filosofo:
“Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle
mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura" (Friedrich Nietzsche)