la
gente è così noiosa. chissà se anche beethoven si lamentava con i suoi
interlocutori delle emorroidi. dopotutto anche gli escrementi delle persone
notevoli puzzano come quelli delle persone comuni, anche loro non sono immuni
all’essere noiosi per il prossimo. la gente che non ha interessi degni di nota
ti martoria con le vicissitudini dei figlioletti che vanno a scuola o all’asilo
o hanno preso l’influenza. la gente che ha qualche interesse tipo collezionare
cartoline antiche ti angoscia con le sue chiacchiere circa il suddetto
interesse senza neanche chiedersi se a te frega qualcosa. dio come sono
insofferente! sono un vecchio battello misantropo che non può permettersi di
essere misantropo, almeno non quanto vorrebbe. dunque anch’io opprimo il
prossimo con queste parole. un maledetto circolo vizioso, una dannata catena di
santa noia. bitches brew di miles davis e luce fioca e finestra aperta sulla
notte e un bicchiere di scotch con ghiaccio e queste parole che svolazzano e si
posano su questo schermo come moscerini ballerini che eseguono una coreografia
ideata da un ebbro battello che si gode la sua solitudine. è una notte senza
nemmeno un alito di vento, il cielo è fermo, muto, indifferente alle antenne
sui tetti che vorrebbero punzecchiarlo, non ha sangue da versare lui. dalla
cassettina di legno prendo una chimica caramellina gentilmente offerta dal mio
circo. tra poco guarderò un film, non so ancora quale. guarderò un film e la
notte guarderà me che guarderò un film. un maledetto circolo vizioso.
martedì 30 dicembre 2014
sabato 20 dicembre 2014
autointervista
questo
è il frutto di una mia notte, un’intera notte trascorsa con me stesso, senza
distrazioni, senza il mondo che s’intromette e rompe le scatole.
ho
voglia di parlare. non mi capita spesso. quando dico voglia di parlare non
intendo azionare le corde vocali, emettere suoni, parole da rovesciare nelle
orecchie di qualcuno come un pugile che si allena e indirizza con foga i suoi
pugni su un inerme sacco da boxe. niente di tutto ciò. quando dico voglia di
parlare intendo voglia di esprimermi, di manifestare le parole che mi nascono
dentro come frutti che maturano, senza che nessuno glielo dica, quando arriva
la giusta stagione. e non m’interessa parlare ad un punchball. non m’interessa
far echeggiare le mie parole nell’aria. ho sempre odiato sprecare fiato. perciò
quando mi nasce dentro questa voglia di parlare va a finire che mi metto a
scrivere. per me stesso, per sentire la mia voce interiore. mi si potrebbe dire
“se è per sentire la tua voce interiore che bisogno c’è di intagliare delle
parole? pensa e basta, lascia che le parole originino vaghino e muoiano dentro
la tua scatola cranica e amen”. ma così non funziona. le parole, se non sono
inanellate, annodate, unite da un filo come le perline di una collana, va a
finire che si sparpagliano sul pavimento della mia mente e muoiono senza dare
l’idea del tutto. per cui dio benedica la scrittura. suppongo che questa mia
voglia l’abbiano avvertita chissà quanti scrittori. e quando questa voglia
l’avvertono grandi scrittori allora abbiamo Letteratura. io non faccio
Letteratura (non ho abbastanza talento ahimè) e forse per questo, spesso, il
mio scrivere lo chiamo “sanguinare”. far sgorgare, schizzare, zampillare
qualcosa che ho dentro. qualcosa di essenziale. come un vulcano che erutta il
suo magma. spruzzare getti del mio sangue, della mia essenza. un geyser che
affonda le sue radici direttamente nella mia anima. dio benedica la scrittura.
senza di essa non avremmo la Letteratura. ed io non avrei i miei eroi, i grandi
scrittori. e senza di essa io starei male, soffocherei nei miei stessi
pensieri, nel mio stesso sangue. la scrittura, che meraviglioso strumento. dio
la benedica, la scrittura. da questa mia voglia di parlare, di esprimermi, di
sanguinare, questa notte, in questo preciso momento, mi è nata l’idea di un’autointervista.
così,
per cominciare. dici di avvertire l’esigenza di eruttare parole, di esprimerti,
di “sanguinare” come dici tu. pensi che a qualcuno interessino le tue parole?
desumo
che non hai capito cosa intendo quando dico “sanguinare”, altrimenti non mi
avresti posto questa domanda. il sangue che esce a fiotti da una ferita non si
pone il problema se a qualcuno interessi che venga fuori, viene fuori e basta.
d’accordo,
chiedo venia per la domanda inopportuna…
mmm
lascia perdere questi fronzoli, questi convenevoli…
ok,
lasciamo i convenevoli agli ipocriti, ai conduttori tv, ai politicanti…
a
nessuno piacciono le cose annacquate.
a
nessuno tranne che all’oste che allunga il suo vino quando i bevitori sono già
sbronzi…
appunto.
non siamo qui per vendere parole, per riempire spazi vuoti.
ho
la sensazione che non gradiresti una domanda tipo “di cosa vuoi parlare?”,
probabilmente mi diresti che somiglia a quei temi che ci davano a scuola da
bambini. parli spesso di Letteratura, di grandi scrittori, la maggior parte dei
tuoi eroi sono scrittori. cosa sono gli scrittori? cos’è la Letteratura?
gli
scrittori sono i tasselli della Letteratura. gente che si siede ad un tavolo in
una stanza, chiude la finestra e apre la mente. e dipinge e anima storie,
immagini e pensieri attraverso le parole. la Letteratura è una cosa che il
mondo dovrebbe tenere molto, molto più in considerazione. e non parlo di aule
universitarie, di studi e convegni per pochi eletti, per addetti ai lavori.
parlo della vita di tutti i giorni. ogni giorno, nella quotidianità, dovremmo
tenere in considerazione la Letteratura. essa racchiude quanto di meglio l’uomo
ha espresso nella sua storia, se la tenessimo più in considerazione, durante le
nostre giornate, sapremmo vivere meglio, vedere meglio, ridere e gioire e
pensare meglio. parlo di Letteratura in senso lato, non come di una cosa
noiosa, fastidiosa, da studiare, frequentare perché qualcuno ce lo impone o
perché ci fa apparire persone distinte e decorose o eleganti. la Letteratura è
il succo dell’umanità. credo che se ogni giorno mi ponessi questa domanda ti
risponderei sempre in modo diverso. ma oggi ti rispondo così. posso mettere un
po’ di musica mentre parliamo?
sì,
certo. vedo che la musica non ti manca, hai un tantissimi cd…
le
uniche cose materiali a cui tengo sono i miei libri, i miei cd, i miei dvd.
mmmm metto chet baker…
senti…
ho l’impressione che il tuo pane quotidiano sia un pane astratto, che le
persone, le cose a cui ti senti più vicino siano cose e persone in qualche modo
astratte, grandi scrittori, Letteratura, musica… perché sorridi?
sorrido
perché questa è una domanda che mi farebbe diventare quasi logorroico. le cose
e le persone che incontro ogni giorno mi interessano così poco… per questo mi è
venuta l’idea di quest’autointervista.
però
siamo uomini, fatti di carne, ossa, sangue e muscoli e abbiamo bisogno di pane
concreto, vero, quello fatto con il frumento non con le idee e le astrazioni…
…
per carità, non togliermi questa cosa, non negarmi il pensiero che si possa
vivere come degli asceti, lontani dal pane e dai centri commerciali anche se
viviamo in città e non in una caverna isolata, anche se facciamo un lavoro
normale che ci permette di pagare l’affitto e le bollette e la benzina e ci
consente di comprarci una bistecca, le mutande e la birra… come ti ho detto,
riguardo questa cosa potrei diventare persino logorroico, dio me ne scampi.
penso
a quest’intervista, a questa autointervista, come all’unico modo per conoscerti
veramente, l’alternativa, per conoscerti, credo sarebbe spiarti ventiquattr’ore
su ventiquattro per l’intera vita, spiarti anche quando sei solo, spiarti
sbirciando nel buco della serratura della tua mente, cosa irrealistica…
hai
colto nel segno. l’autoconoscenza è una cosa così rara…le persone credo che si
conoscano così poco, probabilmente perché c’è poco da conoscere. credo
seriamente e sinceramente che le persone siano parecchio noiose, vuote, piene
di buchi come il formaggio svizzero. la maggior parte delle persone ha così
poca roba dentro di sé che riversa il suo interesse verso qualsiasi cosa che
non sia il proprio essere, la propria essenza. diceva lo scrittore che dio ci
ha creato, per una piccola svista forse, con un’anima sovradimensionata, troppo
grande insomma, ed è per questo che sentiamo spesso dei vuoti. dopotutto, se
consideriamo l’intera storia dell’umanità, dal punto di vista
dell’autoconoscenza l’uomo non ha fatto molti passi in avanti, le cose migliori
sull’uomo le hanno dette i greci, da lì in avanti solo cose trite e ritrite.
siamo andati sulla luna, siamo in grado di fare osservazioni sul dna, tra poco
forse arriveremo a creare l’intelligenza artificiale ma ancora abbiamo paura
della morte, della solitudine…
la
morte spesso è presente nei tuoi pensieri, nelle tue riflessioni…
credo
sia il più grande buco nell’acqua dell’uomo moderno. si concentra su un mucchio
di stronzate ma riguardo la morte si comporta come uno struzzo che infila la
testa dentro la sabbia. è come se cercassimo ogni distrazione per dimenticarci del
fatto che siamo esseri mortali. cristosanto, dal momento in cui nasciamo
sappiamo che dobbiamo morire eppure quando la morte ci si accosta caschiamo
dalle nuvole, come se nessuno ci avesse avvisato della sua esistenza.
d’accordo, è un salto nel buio e probabilmente rimarrà sempre tale, il buio
spaventa, come diceva Hemingway “è facile reagire con freddezza alle cose
durante il giorno, ma di notte è tutto un altro discorso”, il buio amplifica la
nostra solitudine, ci fa sentire vulnerabili, però quando ci si accosta la
morte non dovremmo cascare dalle nuvole. per come la vedo io la gente è troppo
attaccata alla propria pellaccia. va bene che è la cosa più importante che
possediamo ma abbiamo una data di scadenza, questa è la verità che nessuno può
cambiare. mi verso un po’ di whisky, verso anche per te?
per
me no, grazie.
mmmm
chi non beve fa un po’ come lo struzzo che dicevo prima, si nega uno strumento
per vedere certe cose che esistono (altri direbbero che chi beve lo fa per non
vedere determinate cose… punti di vista). parafrasando un grande scrittore
l’alcol (lui diceva “la solitudine”) è una lente d’ingrandimento: se sei triste
ti fa diventare più triste, se sei felice ti fa diventare più felice, non crea
niente dal nulla, al massimo amplifica sensazioni depositate nella tua mente
come polvere annidata sotto un tappeto.
se
ti guardi allo specchio cosa vedi?
quest’intervista
è un guardarsi allo specchio. qualche volta, quando mi sento divino, quando
vivo le mie notti scribacchiando le mie cose, mi capita di andare davanti alla
specchiera del bagno, quasi ci appiccico il naso e guardo i miei occhi:
diosanto cosa ci vedo. un pozzo senza fondo. meraviglia, bellezza, veramente un
pozzo senza fondo. dico spesso che chi ha detto che gli occhi sono lo specchio
dell’anima non ha affatto detto una bischerata. una volta sentii al telefono
una ragazza che avevo conosciuto tempo addietro, mi disse: “sì, mi ricordo di
te, sei quello con degli occhi bellissimi”. mi piacque sentirmelo dire perché
non ho occhi “vistosamente” belli, pensai che per averli notati aveva avuto una
sguardo parecchio acuto. come già ti ho detto non ho una grande considerazione
delle persone che incontro nella quotidianità ma quella ragazza quella volta mi
colpì positivamente. non a caso dopo averla conosciuta di sfuggita decisi di
risentirla.
e
delle donne che mi dici? che importanza hanno nella tua vita?
be’,
il discorso che ti ho fatto prima sulle persone che m’interessano così poco
riguarda ovviamente anche le donne. per andare sul concreto ti dico che a parte
la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio solo una donna mi ha suscitato un
notevole interesse, insomma, mi piaceva parecchio, la chiamo “la mia jeanne
hebuterne” o “la mia nàstenka”. poi ci sono stati due occhi che non dimenticherò
mai, due occhi neri come l’inchiostro. ma credo che le donne a cui mi sia
accostato sappiano che per me hanno contato qualcosa, almeno nei momenti in cui
mi sono lasciato avvicinare. poi c’è la 14enne che è nata da un mio starnuto
(quando dico così mi sembra di essere riduttivo e di mancarle di rispetto ma
lei sa cosa intendo). di sicuro posso dirti che quando mi mostro lo faccio con
assoluta limpidezza, in modo eccezionalmente pulito.
e
della tua infanzia, della tua famiglia, cosa mi dici?
la
mia è stata un’infanzia mediocre, senza sbalorditivi alti o bassi. ovviamente
sono intimamente legato alla mia infanzia, tutti lo siamo, ma io lo sono in
modo del tutto soggettivo, voglio dire che il legame con la mia infanzia è
fatto d’immagini e ricordi filtrati dai miei occhi, non penso alle persone, ai
fatti, ai luoghi della mia infanzia così come sono realisticamente ma a come li
ho visti e vissuti io. una cosa di cui sono grato al caso è di avermi fatto
nascere e crescere in xxxxxxxx. la cosa più bella della mia infanzia e della
mia adolescenza è l’idea di libertà che mi concedeva quella terra, intendo il
poter andare ovunque, in qualunque modo, a qualsiasi ora, senza pagare un
biglietto d’ingresso, senza dover osservare orari o percorsi prestabiliti, andare
a zonzo per i boschi, accendere un fuoco, dormire in meravigliose spiagge
desolate con solo una manciata di coperte, un fuoco, parecchia carne da
arrostire e qualche cassa di vino o di birra.
non
mi hai detto nulla della tua famiglia…
se
vuoi delle informazioni a riguardo vai in comune e chiedi un mio certificato di
famiglia. il caso o dio o chi vuoi tu mi ha assegnato ad una famiglia terrena
ma a me piace pensare di essere stato partorito dalle bianche cosce spalancate
della luna in una notte di vento.
ti
ho chiesto della tua famiglia, della tua infanzia… non hai nominato nemmeno una
persona…
come
ti ho detto le persone m’interessano poco. quelle che ti ho nominato, la mia
bellissima musa dalle vene di ghiaccio, la mia nàstenka, quelle a cui ho
accennato prima, sono le sole a cui mi sia mostrato veramente. le altre hanno
visto solo la mia pelle, niente più.
ci
sono persone a cui vuoi bene?
no.
ho
capito che le persone che ti attorniano non ti appassionano di sicuro. cosa ti
appassiona?
le
cose che mi appassionano mi emozionano, mi fanno piangere, dopotutto credo che
il termine passione derivi da pathos, dolore. le ultime volte che mi sono
emozionato, che ho pianto, e quando dico piangere intendo che lo si può fare
anche senza secernere lacrime, sono state visitando la cappella degli scrovegni
a padova, durante un concerto di sinèad ‘o connor, in un palazzetto sportivo
quando la xxxxxxxxx ha vinto la coppa italia. poi mi emoziono sempre
quando vado a trovare il Caravaggio, la cena in emmaus conservata in brera.
sempre del Caravaggio ricordo quando m’imbattei, durante un piccolo viaggetto vagabondo
a napoli, nel martirio di sant’Orsola. poi mi emozionano il requiem di Mozart,
la mia illegale scorta di carta igienica di contrabbando, la canzone no potho
reposare, mi emoziona anche christina aguilera che canta fighter. il momento
più emozionante della mia vita è stato il mio viaggetto vagabondo a
charleville, quando andai a trovare il mio amico, il mio eroe, il mio
arturino-caro. dio che momenti in quella panchinetta di metallo, in quel
piccolo cimitero desolato, davanti alla sua tomba. ma tutto quel viaggetto fu
meraviglioso.
il
tuo arturino-caro, Arthur Rimbaud. ti sarebbe piaciuto essere un bravo
scrittore?
no,
il mio sogno è sempre stato quello di fare xxxxxxxx [il lavoro che mi è toccato nda ]
avverto
un certo sarcasmo…
se
fosse stata una risposta seria ti avrei immediatamente chiesto di uccidermi. lo
avresti fatto? intendo, a parte le seccature legali, se non ci fossero tutte
quelle noie di polizia, condanne eccetera, uccideresti una persona che te lo
chiede? gli pianteresti un coltello nel cuore, gli spareresti un colpo in
testa?
non
so, sicuramente sarebbe una cosa molto, molto forte, non so risponderti ma,
visto che l’intervistatore sono io, ti pongo la stessa domanda.
stranamente
mi sento di condividere la tua risposta.
hai
mai pensato di ucciderti?
mmmm
sì e no un migliaio di volte, fin da ragazzino. ma sempre in maniera cerebrale,
voglio dire, non sono mai arrivato sul punto di provarci concretamente. però ci
ho pensato tante di quelle volte e mai in maniera disperata, semmai con una
strana serenità. ho sempre immaginato che avrei indossato solo pantaloni e
maglietta bianca e l’avrei fatto in totale solitudine, chiuso in una stanza.
m’infastidisce il pensiero di persone che curiosano sul mio corpo spiaccicato
sul cemento. gli indumenti bianchi credo siano una variante del gesto che fa
chi, prima di buttarsi da un cornicione, si toglie le scarpe e le lascia lì sul
bordo del mondo. mi ha sempre affascinato quel gesto, quel lanciarsi nel
baratro e abbandonare le scarpe come se fossero una scomoda zavorra.
ti
è mai capitato che morisse una persona a cui tenevi?
eh?
ok,
ok, ho capito, le persone non t’interessano un granchè.
ti
sei meritato un goccio di whisky, io me ne verso ancora un po’ e ne verso un
bicchiere anche per te, al massimo bevo io anche quello.
cosa
apprezzi o cosa apprezzeresti in una persona?
la
schiettezza e, bada bene, non è una risposta banale come può sembrare. i
rapporti sociali sono meccanismi oliati dall’ipocrisia, siamo ipocriti senza
neanche accorgercene, siamo talmente abituati all’ipocrisia che nemmeno più la
ravvisiamo, siamo ipocriti anche quando salutiamo una persona. schiettezza non
vuol dire raccontare sempre i cazzi tuoi a chi ti circonda, però almeno non
dover fingere, questo sì. insomma, essere silenzioso se vuoi essere silenzioso,
essere triste se vuoi esserlo così come essere stravagante. la maggior parte
delle persone parla con altre persone dello show televisivo visto la sera
prima, delle offerte speciali di un centro commerciale e, sono sicuro, parlano
di quelle cose perché vogliono parlare di quelle cose. ma le altre persone,
loro devono adattarsi e parlare anch’esse di quelle cose, anche se non gliene
frega niente. lo fanno perché in qualche modo sono obbligate a farlo. lo fanno
perché non gliene frega un bel nulla di essere schiette con persone che
vogliono parlare di quelle cose lì. lo fanno come per usare una scorciatoia, la
via più breve per sembrare abbastanza normali così da potersene stare
tranquille.
credo
di aver capito… hey, lascialo stare, quello è il mio bicchiere, piano piano lo
bevo io. cosa ti piace fare quando non devi lavorare?
i
cazzi miei. mi piace fare ciò che mi va di fare, che sia leggere, scrivere,
ascoltare musica o guardare un film o anche non far nulla. mi piace fare queste
cose senza che qualcuno mi disturbi, senza che il mondo mi disturbi.
poco
fa abbiamo parlato della morte che spaventa la maggior parte delle persone. a
te cosa spaventa?
io
non credo nella reincarnazione o, perlomeno, semplicemente non ci penso quindi
non so se ci credo oppure no. però riguardo certe cose mi verrebbe da pensarci.
parlo di certi orrori dell’umanità, soprattutto legati alla guerra. è come se
avessi una reminiscenza di certe situazioni, è come se ne portassi le cicatrici
sulla pelle, come se le capissi in maniera profonda ma quasi senza
l’intelletto, in modo spontaneo, istintivo. mi spaventano gli orrori perpetrati
dalle dittature, dagli stati fondamentalisti, le torture, i sequestri, mi
spaventa la privazione di libertà, quella privazione concreta, quella che, se
non conosci un po’ di storia, puoi vedere in film come brazil o v per vendetta.
è per questo che, nonostante ai nostri giorni regni una vergognosa corruzione
di casta, mi sento fortunato perché posso comportarmi quasi come voglio. è per
questo che non leggerò mai “un uomo” della Fallaci, che è una mia eroina,
oppure non riguarderò “fuga di mezzanotte”che considero un bel film, sono
sicuro che mi spaventerebbero troppo. dovremmo sentirci ogni giorno fortunati
per le libertà di cui godiamo e dovremmo ringraziare più spesso chi si è
battuto per simili conquiste. come ti ho detto, è facile dire che certe cose
sono orribili o disdicevoli ma, per me, è come se le avessi vissute sulla mia
pelle, mi capita di sognarle, di avvertirne gli orrori in tutte le loro sfumature.
poi c’è pinocchio…
che
c’entra pinocchio?
mi
hai chiesto quali sono le cose che mi spaventano, no? pinocchio mi spaventa. i
motivi sono due. uno è che quando avevo tre o quattro anni regalarono a mio
fratello maggiore un miniproiettore giocattolo con delle diapositive sulla
storia di pinocchio, per vederle occorreva buio quindi ci rinchiudevamo nella
stanza da letto dei nostri genitori, abbassavamo le tapparelle, spegnevamo la
luce e guardavamo le immagini sul muro: ce n’era una che mi terrorizzava, un
primo piano della bocca spalancata della balena, mi terrorizzava però…tutte le
volte che mio fratello andava a vedere quelle diapositive, magari con qualche
amichetto, io mi fiondavo nella stanza, sapevo che avrei avuto paura ma non
resistevo a non andarci e ci andavo sempre, nonostante, come ho detto,
quell’immagine mi terrorizzasse profondamente.
e
l’altro motivo?
è
legato al vecchio sceneggiato televisivo, quello con manfredi e la
lollobrigida. sia la sigla iniziale, quella con la melodia di violino e i
disegni a carboncino, che le scene di miseria, quelle in cui si vedeva che la
gente non aveva di che sfamarsi o scaldarsi, mi mettevano una tale tristezza
addosso..come ti ho detto ho avuto un’infanzia normale, non ho mai sofferto il
freddo o la fame eppure quelle scene mi spaventavano nell'intimo, in maniera
abnorme per un bambino. poi la fata turchina, io ne vedevo solo il lato
vendicativo, quando trasformava il bambino in burattino, altro che fatina, mi
dicevo, è una stregaccia brutta e cattiva! poi persino le scene in cui
pinocchio e lucignolo vengono tramutati in somarelli mi spaventavano: percepivo
l’angoscia tutta kafkiana (ovviamente a quei tempi non avevo idea di chi fosse
Kafka) di essere trasformato in un animale peloso, senza nemmeno le mani per
scacciare le mosche dagli occhi.
queste
le cose che ti spaventano. e le cose che ti fanno arrabbiare?
mi
vengono in mente certe parole o certi argomenti che sono dei veri e propri
tabù, parole come democrazia, razzismo o omosessualità. non dico che non si
possano nominare ma, cosa ancora peggiore, devono essere nominate a senso
unico, non è concesso discuterci su, nemmeno in maniera civile e questo mi fa
incazzare. tu non puoi dire, pacatamente e civilmente, di essere razzista senza
essere denigrato, ingiuriato o screditato…
sei
razzista?
per
dio, sì. ma nel senso che penso che esistano le razze, non è vero che siamo
tutti uguali. un altro paio di maniche è poi il fatto, sacrosanto, che tutti
debbano avere gli stessi diritti. però negare che esistano le razze è una
fesseria bella e buona. gli zingari sono diversi dagli orientali, gli africani
sono diversi dagli scandinavi. se si costruissero dieci cittadine nuove di
zecca, tutte identiche con un teatro, una piazza, un bar, un supermercato eccetera
e le popolassimo una con mille zingari, un’altra con mille giapponesi, un’altra
ancora con mille norvegesi, un’altra con mille napoletani e un’altra con mille
trentini per me, dopo un anno vedremmo notevoli differenze non credi?
penso
di sì, sarebbe un esperimento interessante. e degli omosessuali cosa pensi?
gli
omosessuali non occupano i miei pensieri, ognuno è libero di usare il proprio
culo come meglio crede. però mi annoiano le loro manifestazioni per ottenere
più diritti, secondo me oggigiorno ci sono sufficienti libertà, se dici di
essere omosessuale nessuno ti mette sulla forca o in galera. poi credo che la
vita sessuale sia una cosa personale, non vedo la necessità, se nessuno te lo
chiede, di sbandierare ai quattro venti se ti piacciono gli uomini o le donne.
e
della democrazia?
alla
fine è la cosa meno schifosa a cui possiamo aspirare, le alternative sono
peggiori. come concetto la democrazia è una cosa nobilissima, favolosa, sono
gli uomini ad essere inguaribilmente sporchi, corrotti. sono sempre esistite ed
esistono tuttora le caste, sono loro che comandano, che si spartiscono il
potere. quella che chiamiamo democrazia è in realtà un’aristocrazia camuffata
ma, come ho detto, è la cosa meno schifosa a cui possiamo aspirare. come ti ho
detto corruzione, raggiri, truffe, abbindolamenti sono cose vecchie quanto
l’uomo, quando si tratta di gestire il potere queste cose emergono da sempre,
dai tempi dei greci, dei romani.
prima
di continuare vorrei sapere come sta andando per te quest’intervista…
non
mi stai rompendo i coglioni, se è questo che vuoi sapere. se puoi dire lo
stesso anche tu possiamo continuare.
sì,
anche tu non mi stai stufando, possiamo continuare. sei felice?
di
quest’intervista?
no,
in generale.
è
una cosa a cui non penso. però non mi lamento. certo, preferirei avere qualche
milione in banca così da potermi permettere di fare ciò che voglio quando
voglio. mi accontenterei di non essere costretto ad andare al circo a fare il
pagliaccio, non m’interessa uno stile di vita da nababbo. comunque non mi
lamento.
quindi
saresti felice con un mucchio di soldi in banca?
sarei
felice se non fossi obbligato a fare ciò che non mi piace fare.
quali
sono le qualità di te che apprezzi e quali i difetti che non vorresti avere?
sono
soddisfatto e perennemente compiaciuto di come sono. probabilmente la mia
qualità più spiccata è la perspicacia, intesa come acutezza, intelligenza,
sensibilità. difetti non saprei. oh, vedo che hai finito il tuo drink. te ne
verso un altro e non dire di no.
ok,
non dico di no.
cambio
anche il cd. mmm metto the wall, e non dire di no. vorrei averlo scritto io the
wall.
cosa
ti piace di the wall?
oltre
ad essere un album di ottima musica mi piace perché è incentrato
sull’alienazione. mi affascina tanto l’alienazione.
come
mai?
mmmm
non ho voglia di spiegartelo. spesso quando si tratta di dare spiegazioni
divento pigro. se vuoi puoi annotarlo come un difetto.
che
libri hai letto recentemente?
sono
un lettore disordinato, prendo e ripongo i libri così come mi gira, è difficile
che ne cominci uno e lo finisca senza interruzioni. ultimamente ho
leggiucchiato tucidide, sylvia plath, baudelaire…non è piacevole godersi una
notte come questa? voglio dire, stare così a cazzeggiare intellettualmente,
ascoltando i pink floyd, sorseggiando un po’ di whisky, finestra aperta da cui
trapela un sottofondo di mondo…
di
sicuro c’è chi la troverebbe una cosa noiosa, soporifera o semplicemente
inutile. a me non dispiace.
ti
riferivi all’umanità vero? a quell’esercito di zombies che affolla i centri
commerciali e si mette in fila alle casse per acquistare ciò che gli dicono
ops, consigliano, di acquistare. comunque dovevi manifestare maggiore
entusiasmo per ciò che stiamo facendo, per il modo in cui stiamo trascorrendo
questa notte, guarda che ti mando a girovagare tra discoteche e stupidi
localini frequentati da stupide personcine che stupidamente impiegano questa
notte a socializzare senza l’ausilio del cervello…
suona
come una minaccia. in effetti questo è un bel modo di trascorrere una nottata.
così va bene o devo essere ancora più entusiasta?
entusiasmo
accettabile. chi vorresti intervistare? voglio dire, chi vorresti ci fosse al
mio posto se potessi scegliere?
difficile
dirlo prima di un’intervista, l’intervista serve proprio per approfondire la
conoscenza con una persona.
balle.
abbiamo un istinto che ci parla, certo può sbagliare e prendere delle belle
cantonate però è un tipo, il nostro istinto, che non ha certo bisogno di
approfondimenti per sapere cosa gli interessa e cosa no, è un tipo deciso
insomma.
comunque,
a parte gli scherzi, è davvero una bella nottata e trovo piacevole questa
chiacchierata.
se
non l’avessi detto entro cinque minuti ti avrei fatto volare dalla finestra con
un calcio nel sedere.
ho
evitato un piccolo volo dal secondo piano. a volte anch’io sono perspicace.
sì
ma non ho voglia di annoverarlo tra le tue qualità. è bello essere pigri quando
se ne ha voglia. un altro modo per dire che è bello fare ciò che si ha voglia
di fare. ecco, una cosa che odio sono le costrizioni, le imposizioni. ci sono
persone che hanno bisogno di una scaletta, di una lista delle cose che devono
fare. si sentono più sicure, al riparo da eventuali errori. o forse non
saprebbero cosa fare senza una lista, senza una scaletta prestabilita. a
proposito di scalette, noto con piacere che non hai una lista di domande da
pormi, apprezzo che ti affidi all’estro del momento, all’ispirazione…
già,
più che un’intervista pianificata questa è una bella chiacchierata notturna.
dimmi una cosa che hai fatto recentemente che ti ha reso fiero.
un
po’ di giorni fa stavo trascorrendo una notte simile a questa, tra me e me. per
sgranchirmi le gambe mi sono affacciato al balcone e ho notato i sacchi della
spazzatura di sotto, sul marciapiede, la mattina avrebbero ritirato la
plastica, dedussi. presi il mio sacco di rifiuti plastici, lo chiusi e lo
lanciai dal balcone facendolo finire accanto agli altri. gettare la spazzatura
dal balcone, non l’avevo mai fatto, mi ha reso fiero, selvaggio, mi sono
sentito decisamente gratificato.
per
questo poco fa volevi reiterare l’insano gesto usando me al posto di un sacco
pieno di plastica?
è
probabile che l’inconscio mi abbia consigliato di ripetere quel gesto,
dopotutto a lui interessa solo di sentirsi appagato. comunque puoi stare
tranquillo, domani è il giorno della carta.
grazie
per la rassicurazione.
figurati,
so essere rassicurante, civile, educato, persino dolce e tenero. è però
difficile trovare persone che meritino simili attenzioni.
lo
prendo come un complimento. non sentirsi come un sacco d’immondizia è
gratificante, fa bene all’autostima.
ci
sono psicanalisti che prendono cento euro all’ora per simili dichiarazioni.
ti
piacerebbe essere psicanalizzato?
non
mi piace l’idea che qualcuno frughi nel mio inconscio e non mi piace nemmeno
l’idea di aver bisogno di qualcuno per frugare nel mio inconscio. a te
piacerebbe che qualcuno frugasse nei tuoi cassetti, tra i tuoi calzini spaiati?
credo
di no. a proposito di inconscio, come sono i tuoi sogni?
mi
piacciono quando sono simbolici, allegorici, più sono irragionevoli e
apparentemente insensati e più li adoro. quando sono dannatamente concreti
m’infastidiscono, non sopporto che le stupidaggini della quotidianità invadano
anche uno spazio così intimo come quello dei sogni. e non sopporto quando il
mio inconscio mi suggerisce le sue sentenze, le sue ansie, senza preoccuparsi
della fantasia e del simbolismo. lo prenderei a calci quando mi propina sogni
realistici e cinematograficamente scadenti. e non sopporto nemmeno quando le
sentenze sono così banalmente umane, cioè quando il mio inconscio esprime i
bisogni tipici degli esseri umani, tipo il bisogno di essere amati, accettati,
apprezzati, quelle stronzate lì, è come se mi sentissi degradato, come se
l’inconscio mi ricordasse che la quotidianità è più importante di quel che
credo…
non
ti piace proprio niente della quotidianità?
le
cose che mi piacciono in genere sono cose che la gente non nota, piccole
sfumature impercettibili alla maggior parte degli occhi, adoro il pensiero di
vedere cose che gli altri non vedono…
che
genere di cose? fammi qualche esempio
no,
non mi va.
perché?
semplicemente
perché non ne ho voglia, nessun’altra ragione.
come
pensi ti vedano le altre persone?
come
uno di loro, credo. sono un bravo pagliaccio e gli sguardi che ci sono in giro
non vanno oltre la superficie, il cerone e il nasino rosso mi garantiscono una
buona tranquillità.
il
trucco, la parrucca colorata, non ti soffocano?
ci
si abitua, ci si fa il callo.
non
hai mai voglia di stare tra la gente così come sei, senza trucco?
come
ti ho detto ci si abitua. e se ne ho voglia vado in giro per la città, con le
cuffiette, e vedo gli altri con enorme distacco, come un alieno dentro il corpo
di un umano. e sorrido dentro di me. tu come mi vedi?
intravedo
qualcosa dietro la facciata, come un vago profumo che non sai decifrare però
senti che c’è qualcosa…se facessimo per un po’ di notti questo genere di
chiacchierata probabilmente inizierei a interpretare il profumo e forse
inizierei a vedere qualcosa, qualche brandello di pelle sotto il trucco…mi
servirebbe un abbonamento per mmm una decina di chiacchierate notturne…
non
faccio abbonamenti, solo biglietti di sola andata…non so mai se avrò voglia di
incontrare persone, l’ideale sarebbe non avere mai appuntamenti prefissati…so
stringere i denti e fare il normale ma delle volte mi concedo qualche
capriccio, qualche giorno fa, sarei dovuto uscire con alcune persone due o tre
giorno dopo, ho detto “venerdì io non ci sono, ieri mi è venuto il ciclo,
mestruazioni mentali, e non ho voglia di vedere persone”…
quindi
se ti chiedessi un’altra chiacchierata notturna dovrei sperare di non incappare
in una serata di mestruazioni mentali…
esatto.
di solito la gente non capisce queste cose, preferisce sentire scuse banali,
bugie. anche se tendenzialmente non ami mentire è la gente che ti porta ad
essere falso, il solito discorso delle scorciatoie, non sempre dire “ho le
mestruazioni mentali” è la via più breve per evitare uno sforzo che vuoi
evitare, spesso è più facile e semplice inventare una balla…non inventare
balle, la schiettezza è una forma di rispetto…la gente dovrebbe preferire
sentirsi dire crude frasi di rifiuto anziché dolci bugie confezionate con un
bel fiocco di ipocrita cordialità.
ho
capito che la quotidianità, il lavoro o il circo come lo chiami tu, le persone
con cui hai a che fare ogni giorno non ti entusiasmano, per usare un eufemismo…
quanto ti pesa ciò?
ciò
che mi pesa tanto è la sensazione di sentirmi sprecato, sprecare il mio animo,
il mio intelletto è certe volte deprimente, mortificante. per questo amo
pensare che la mia vera vita è quella interiore, ciò che faccio apertamente
durante la giornata è puro contorno, la mia vera vita è… mi viene in mente una
frase del filosofo “è vero io sono una foresta e una notte di alberi scuri: ma
chi non ha paura delle mie tenebre troverà declivi di rose sotto i miei
cipressi”. le mie rose sono forse troppo delicate per la luce del giorno, per
gli sguardi miopi e sgraziati, per il baccano sconclusionato della
quotidianità…
ti
senti una sorta di pesce fuor d’acqua?
mmm
mi sento l’unico pesce che nuota nel mare, gli altri pesci arrancano fuor
d’acqua.
non
credi che altre persone possano pensare le stesse cose?
forse,
ma se lo fanno si sbagliano. per superbia o chiusura mentale o altre cose. io
so di non sbagliarmi ma se mi chiedessi le prove forse non te le saprei fornire
o forse, semplicemente, non avrei voglia di dartele. la mia pigrizia per le
spiegazioni. le spiegazioni sono così noiose… chi non è dotato di acume e
perspicacia dovrebbe rassegnarsi a non capire le cose. io ad esempio davanti
alla musica di Wagner non mi danno l’anima per capire, mi rassegno e ascolto e
basta, godo per quel che mi è concesso di godere ma non mi arrovello per
comprendere ciò che non mi è concesso di capire…la musica di Wagner è la cosa
che più mi fa sentire ignorante, d’accordo, non so nulla sulla fissione
nucleare, sulla riproduzione e la vita sessuale dei moscerini, non so nulla su un
sacco di cose ma la musica di Wagner fa risaltare in maniera lampante la mia
ignoranza…
dunque
odi la musica di Wagner?
niente
affatto.sono consapevole di potermela godere per l’un per cento del suo
potenziale ma sono io ad essere in difetto, la musica di Wagner può guardarmi
così come io guardo le persone che mi attorniano.
ti
capita spesso di annoiarti?
solo
quando sono tra la gente, quando sono solo mai. se non l’hai capito la mia
compagnia preferita è la solitudine, quando sono tra me e me sono appagato,
compiaciuto.una prova di ciò è che mi sia venuto in mente di fare
quest’autointervista.
se
per assurdo facessi amicizia con un alieno e questo ti chiedesse di
descrivergli in poche parole come sono gli umani cosa gli diresti?
io
sono un alieno. e di chiedere a qualcuno come sono gli umani me ne frego alla
grande. la cosa non sfiora nemmeno un capello dell’ultimo dei miei neuroni
extraterrestri.
pensi
davvero di essere un alieno?
mi
verso un altro po’ di scotch.
non
mi hai risposto.
e
tu non hai ancora finito il tuo drink.
cosa
desideri?
in
questo momento niente. be’, a parte qualche milione in banca che, come ti ho
detto, mi servirebbe per far quello che voglio quando voglio. magari in qualche
altro momento potrei risponderti che desidererei qualche ora di sesso con
scarlett johansson oppure una succosa bistecca fiorentina accompagnata da un
buon chianti però adesso la mia risposta è “niente”. come si suol dire “sto
bene così”.
onorato
del fatto che stia bene mentre chiacchieri e passi una notte con me.
già,
questa dovresti annoverarla tra le notti più fortunate della tua vita eheh.
non
lo dico per adularti ma è bello vederti sorridere.
non
sei la prima persona che me lo dice. non che me l’abbiano detto in tanti o,
meglio, sono poche le persone di cui m’interessano le parole che mi dicono. la
mia nàstenka me l’ha detto qualche volta.
ma
chi è questa nàstenka?
è
la mia nàstenka. finisci il tuo scotch che sta facendo la muffa.
d’accordo
che ora non desideri nulla. però che regalo vorresti ricevere? qual è stato
quello che più hai gradito?
in
genere i regali che più gradisco sono quelli che mi faccio da me. a parte
quelli, il regalo che più ho gradito è una sciarpa di lana che la mia
bellissima musa dalle vene di ghiaccio fece con le sue mani per me.
vuoi
parlarmi di lei?
è
la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio punto e basta.
descrizione
molto esaustiva…
be’
ti ho detto che è la mia musa perché mi ha ispirato tante cose, ti ho detto che
è bellissima perché è bellissima, ti ho detto che ha le vene di ghiaccio perché
ha una certa forma di durezza fatta di audacia, di fermezza, di stabilità,
anche di coraggio pur mantenendo una piacevole dose di vulnerabilità umana e di
dolcezza femminile. ti aggiungo anche che è la persona più importante della mia
vita. ti basta ora? ah, a proposito di lei e di regali: una volta fece una cosa
geniale, mi regalò un libricino bianco di uno scrittore turco…quel regalo fu
assolutamente un colpo di genio.
me
la faccio bastare la descrizione, ho capito che non ti piace essere forzato.
quali sono i ricordi più belli che hai?
a
parte il viaggetto-vagabondo a charleville e i momenti in quella panchinetta,
in quel cimiterino davanti a quella tomba…be’, molti dei miei ricordi più belli
sono legati ad un foglio di carta, a me che scribacchio cose che vedo e sento e
penso…sin dalle mie lunghe notti adolescenziali, con la radio che parlava, le
ore che si spandevano elastiche e imponderabili nella notte ed io che con la
mente assaporavo la dolcezza di una preziosa solitudine inestimabile…sai, ogni
tanto mi capita di aprire uno dei miei libri e di trovare qualche foglietto
incastonato tra le pagine, qualche foglietto scribacchiato a mano da me,
appunti presi per tenere in serbo pensieri estemporanei…ecco, quando mi capita
di trovare uno di quei foglietti quasi sempre mi viene in mente il momento e il
luogo in cui l’ho scribacchiato e spesso sorrido…quelli sono bei ricordi…
come
mai hai quei fiori colorati di carta incastonati in quel mobile?
sono
l’essenza dell’anima di una ragazza, quella che si ricordava dei miei occhi…li
terrò con me per sempre.
perché
li terrai sempre con te?
perché
mi va, perché mi piace averli, perché quando li guardo li sento sussurrare e
quando li sento sussurrare sorrido teneramente.
non
sembri una persona a cui piace sorridere.
non
sembro un sacco di cose. e comunque parlo di sorrisi interiori, quelli che mi
concedo quando sono solo, struccato, quando non devo per forza avere i piedi
incollati al suolo di questo pianeta. mmm metto the koln concert di keith
jarrett…
bene,
col tuo permesso ne approfitto per svuotare la vescica…
tu
svuoti la vescica e io riempio i bicchieri, dopo aver cambiato il cd. comunque,
incastonato nel mobile, oltre al mazzo di fiori colorati c’è anche quel
cartoncino, quella voragine rossa immersa in quelle diverse sfumature di grigio
…quello sono io, è un mio ritratto che mi hanno regalato…anche quello lo terrò
finché campo.
non
ti chiedo chi l’ha fatto.
bravo.
comunque anche quel cartoncino mi fa sorridere. vai pure a pisciare…
…
… …
…fatto.
ecco,
a proposito di pisciate. prima mi hai chiesto cosa mi piace fare, be’, pisciare
all’aria aperta, magari in piena notte, magari in mezzo ad un bosco è una cosa
che mi regala affascinanti sensazioni notevoli.
magari,
anzi sicuramente non siamo in mezzo ad un bosco però siamo nel cuore della
notte…soli, io e te…una situazione molto allettante e trascendentale…
il
fatto di essere faccia a faccia nel cuore della notte, con la tv e le stronzate
spente, a far danzare pensieri e parole è in qualche modo trascendentale…
è
bello essere vivi mentre la città sonnecchia, c’è solo qualche auto che passa e
qualche lampo televisivo che attraversa alcune finestre degli appartamenti nei
dintorni…
questa
notte la stiamo dolcemente sviscerando, nel senso che la stiamo percorrendo, la
stiamo vivendo, la stiamo alimentando con parole, immagini, pensieri… la notte,
una notte come questa, non chiede altro che di essere accompagnata fino
all’alba…
quante
notti hai accompagnato fino all’alba?
oh,
questa domanda mi piace e la risposta è tantissime. compatibilmente con gli
orari del circo (ma spesso e volentieri me ne infischio degli orari del circo)
spesso dilato la mia giornata fino a notte fonda, fino all’alba. l’alba è il
momento più bello della giornata, voglio dire, dopo una notte trascorsa a
scandagliare le profondità dell’animo quando giunge l’alba, quando le
primissime luci del giorno rischiarano il cielo, allora per qualche istante mi
soffermo a gustare le prime luci del giorno, la quiete della città ancora
dormiente che sta per destarsi…allora mi sento sazio e mi spengo, mi sdraio
sotto una coperta mentre la quotidianità sta per schiudersi in tutti i suoi
rumori e colori e clamori… è un momento raffinatamente appagante…guardo il cielo
rischiararsi ed io, inversamente, mi rannuvolo in un confortevole tepore fatto
di buio e calore e silenzio…anche se per qualche ora, adoro andare a dormire
mentre la città sta per svegliarsi…
che
film hai visto di recente?
ohh
pura erezione intellettuale, alcuni giorni fa ho degustato 2001 odissea nello
spazio, mentale libidine visiva, puro orgasmo solitario…adoro abbandonarmi,
perdermi in quell’odissea nello spazio e nella mente umana…sai, uno dei miei
sogni adolescenziali era vedere 2001 al cinema…sogno realizzato ben due volte!
c’è
qualcosa di più soddisfacente che vedere realizzati i propri sogni?
ancor
più di vederli realizzati è importante e appagante avere dei sogni. i sogni
sono il metro della nostra mente, più sono piccoli e modesti più è piccola e
modesta la mente che li elabora.
quali
sono le tue stranezze? voglio dire, quando non sei costretto dalla quotidianità
a sembrare normale cosa fai di stravagante?
preferisco
tenermele per me le mie stranezze. posso dirti che sono vizioso, adoro concedermi
vizi che la gente perbene definirebbe perversioni…non vado a puttane se è
questo che stai pensando, le mie perversioni le consumo nella liturgica
solitudine di una stanza, esclusivamente tra me e me. quando parlo del mio
talento di pagliaccio intendo anche questo, occultare il mio lato
maledetto…anche succhiare il midollo di una notte come questa è espressione di
una viziosità che non voglio condividere con nessuno. in notti come queste è
bello abbandonarsi ad una specie di stato di ipnosi, ascoltare e lasciare
spazio alla tua mente ipnotizzata, sentire tutti i rumori del mondo come un
sottofondo che non dice nulla, i rumori del mondo come l’espressività di un
occhio vitreo…
quando
ti lasci andare è bello sentirti parlare…
quando
mi lascio andare spesso piace anche a me vedere danzare le mie parole, sono
fiori che adornano un bel giardino impervio, quasi selvatico. è bello lasciar
sbocciare i tuoi fiori…
dove
ti piacerebbe andare?
nel
deserto.
deserto?
sì…un
deserto poco concreto, non parlo di un viaggetto turistico tra distese di
sabbia a gettone, intendo…be’ sì, il canonico deserto fatto di sconfinate dune
di sabbia che si perdono all’orizzonte..però che sia anche un vero deserto, in
cui ti ci possa perdere, isolare, allontanarsi da tutto lo schiamazzo del mondo
e sentire semplicemente quanto sei, quanto sono meraviglioso, meraviglioso
senza niente, sentire la mia bellezza essenziale e nuda come un osso lucidato
da un secolo di esposizione all’aria aperta e agli affilati raggi solari.
cosa
ti piacerebbe saper fare?
non
ti dico scrivere perché sarebbe troppo scontato. mi piacerebbe semplicemente
avere il talento di Raffaello. mi accontenterei anche di saper cantare, saper
manifestare le mie emozioni con la mia voce, sarebbe una voce come quella di
Layne Staley, non sarebbe male nemmeno esprimermi con la voce come fece michael
hutchence nel concerto a wembley degli inxs nel 1991, adoro michael hutchence
in quel concerto, se fossi una donna credo che guardando quel concerto i miei
ormoni impazzirebbero come tanti moscerini ubriachi attorno ad una lampadina.
ti
piacerebbe essere una rockstar?
essere
strapagato per esprimere a modo mio le mie emozioni, poter fare tutto ciò che
voglio? naaa, decisamente meglio fare xxxxxxxx [il lavoro che mi tocca fare nda ]
cosa
cambieresti del mondo?
di
sicuro il mio conto in banca. e, come ti ho detto, non è una risposta
superficiale, veniale. non bramo il lusso, l’unico sfarzo che adorerei sarebbe
poter fare ciò che voglio quando voglio o, semplicemente, vorrei che mai mi
rompessero i coglioni. il paradiso in terra è poter fare ciò che vuoi senza che
nessuno ti rompa i coglioni. pura utopia vero?
be’,
qualcuno ha questa fortuna.
questo
grandissimo culo sfondato, per dirla tutta. alla faccia loro finiamo d’un sorso
i nostri drink, è l’unica cosa che possiamo fare. perché di cambiare il
mondo…be’, almeno stanotte non ho voglia.
alla
nostra!
alla
nostra! [e fanculo a quelli col culo sfondato che tanto nonostante le nostre
maledizioni se la cavano bene lo stesso].
dove
e quando ti sarebbe piaciuto vivere?
adesso,
ai nostri giorni. per le libertà che ti dicevo prima. poi se sei un rottoinculo
come quelli che dicevo prima te la passi bene sempre e ovunque. ad ogni modo,
per darti una risposta più dignitosa, ho un debole per la Firenze rinascimentale.
piazza della signoria è uno dei posti in cui sono stato che più mi sono
piaciuti e che più adoro.
cosa
cambieresti del tuo corpo?
adoro
la mia magrezza. e la mia altezza. non sono un gigante ma adoro non essere un
tappo. per il resto non sono certo il tipo che si disegna il pizzetto con
squadretta e compasso o che si depila il petto, non mi interessano quelle cose
lì, chi le fa…be’, cazzi loro. però se proprio potessi scegliere con la
bacchetta magica tra le mani non mi dispiacerebbe avere le sembianze di michael
hutchence ai tempi di wembley 1991. abbiamo i bicchieri vuoti, provvedo…
e
scotch sia.
il
nettare degli dèi. perlomeno di Dioniso. forse lui preferiva il vino ma suvvia,
non facciamo i pignoli.
in
uno dei tuoi libricini, la stagione dell’inquietudine, ci sono molti
riferimenti a Dioniso, al lato dionisiaco dell’uomo, l’aspetto primordiale,
selvaggio, istintivo…
adoro
quella mia creatura, la mia stagione… è vero, è impregnata di dionisismo…sangue
e violenza, istinto, sesso, sfrenatezza mentale, sregolatezza corporea,
sensualità sfrenata, colori e sogni e suoni e rumori…adoro quella mia creatura,
l’ho partorita con grande libertà, è un vero frutto della mia mente, immagini e
pensieri e parole eruttati senza divieti, inibizioni o incertezze…dalla mia
mente al foglio di carta e al mondo.
caspita,
hai riempito per bene i bicchieri.
be’,
si parlava di Dioniso mica di babbo natale. poi una notte come questa è un
micromondo, puoi fregartene di tutto quanto, fino all’alba il mondo dorme e non
sta a sorvegliarci con le sue regole e le sue subdole imposizioni.
sei
una specie di diavolo tentatore.
l’ora
del diavolo, un libricino di fernando pessoa…devo assolutamente ricomprarmelo,
la copia che avevo ce l’ha un’amica. è un breve racconto che adoro, il
protagonista è il diavolo…un diavolo tutto sommato distinto, elegante,
intellettualmente raffinato. poi c’è il diavolo, il satana del paradiso perduto
di Milton…dio (perdona il gioco di parole) che personaggio! il satana di Milton
è uno dei più grandi personaggi di tutta la letteratura di tutti i tempi. al
pari dell’Ulisse dantesco, del Chisciotte e del capitano Achab. dài mandiamo
giù un bel sorsone d’un fiato, come farebbe la mia adorata Cry…via!
alla
nostra, diavolo tentatore!
be’,
di sicuro non voglio farti ubriacare per sedurti, puoi stare tranquillo,
fisicamente ho altre predilezioni. via!
la
tua Cry…un’idealizzazione della tua donna perfetta?
adoro
la mia Cry. è bellissima, fantastica, la adoro immensamente. anche lei è un
frutto della mia mente partorito senza divieti e restrizioni, è semplicemente
così come deve essere, bellissima, fantastica, la adoro.
a
parte chiacchierare come stiamo facendo cosa vorresti fare in una notte come
questa?
in
notti come questa mi piacerebbe andarmene a zonzo entrando in localini in
bianco e nero in cui si suona blues o jazz dal vivo, posti in cui l’aria,
anziché sapere di profumi griffati e rossetti sapesse di sangue e sudore e
voglia di distrazione dal mondo e dalla vita illuminata dai raggi del sole… posti
in cui non devi pagare un biglietto per entrare…bere mescolandosi tra
sconosciuti che non hanno costantemente il cellulare tra le mani o in bella
mostra sul tavolino…poi dopo i localini e le bevute e la musica e gli
sconosciuti camminare e camminare e la città dovrebbe avere un fiume, adoro le
città attraversate dai fiumi, adoro il pensiero di camminare in piena notte
attraversando ponti con sotto quel nero liquido e scorrevole che se vuoi gli
affidi tutti i pensieri che vuoi e lui se li porta via e non sai dove andranno
a finire, le strade dovrebbero essere lucide di pioggia, sospesa nell’aria una
nebbiolina silenziosa e cimiteriale, un po’ un miscuglio di praga e new orleans
come le immagino io…perché sorridi?
solo
perché immaginavo le atmosfere che dicevi, era piacevole fantasticarle mentre
me le descrivevi, tutto qui. dove vai?
mi
è venuta una voglia improvvisa…cambio cd… … senti, i primi due minuti di
selling england by the pound sono magnifici, incantevoli, così evocativi e
ispirati…meravigliosi, notevoli…è bello quando certe cose sono in grado di
parlarti, trasmetterti impalpabili sensazioni che non hanno bisogno di parole e
sarebbe un peccato cercare di descriverle o spiegarle…
certo
che, a proposito del fiume di prima, anche le ore qui scorrono come le acque di
un fiume…è quasi l’alba…
già,
tra poco la luce si affaccerà sul mondo…sai cosa facciamo? ci alziamo e usciamo
così come siamo, senza sciacquarci il viso o bere un caffè, usciamo non da
mattinieri ma da notturni, così come siamo, sfatti e sgualciti dalla mano
carezzevole della notte…andiamo…camminiamo finché non troviamo un bar aperto e
facciamo colazione…
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