Fuoco alle polveri! Che esploda il mio corpo e la sua condanna. Ho dentro il giallo fuoco degli angeli e lingue assassine che scorticano la verità scarnificando un corpo che è dieci volte malato.
Oh quanto mi odio perché non mi siete del tutto indifferenti.
L’acqua salata, che sgorga dalla mia indifferenza, inasprisce echeggianti ferite. Che esploda il mio corpo ferito! Che esploda in un sordo e buio boato di odio!
Sfinito dagl’incessanti vaneggiamenti di cento ancelle dal volto di cera, elaboro inutili teorie acide come risate scappate via dai sogni.
Resto in vita solo per non scappare dalla parte oscura che da tempo brama i miei cieli e i miei prati, non ci sono folli bambole a cantarmi ninnananne, non ci sono eccentriche melodie ad accarezzarmi mentre dormo.
Oggi abbandono ogni conoscenza e divento il più amabile dei ciarlatani, un esecrabile ammasso di stracci che si consuma tra piogge e fiori colorati, un uomo invisibile che rifiuta di dormire, non vuole più chiuder gli occhi.
Alla spalla destra porto uno sciame di verdi api febbricitanti sempre in cerca dell’ombra della luna, della lingua della morte, di dolci pestilenze più attraenti delle vergini spose rivestite di gelo, infarcite di fuoco.
Oh che crudele e fiammeggiante apparizione divento per i docili sguardi ambulanti che si trascinano per le vie del fango e dell’oro, la mia dimora sia un bordello sempre aperto, l’ora della seduzione la mia dama allettante odorosa di peste e fatica.
martedì 26 giugno 2007
domenica 24 giugno 2007
T.S. Eliot
...questa è la terra morta
questa è la terra dei cactus
qui le immagini di pietra
sorgono,e qui ricevono
la supplica della mano di un morto
sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.
è proprio così
nell'altro regno della morte
svegliandoci soli
nell'ora in cui tremiamo di tenerezza
le labbra che vorrebbero baciare
innalzano preghiere a quella pietra infranta....
(da "gli uomini vuoti" ,Thomas Stearns Eliot)
venerdì 22 giugno 2007
...lamiastagione
...Sono anni che cerco di delineare un semplice silenzio, descriverlo, tratteggiarlo, dipingerlo, farlo respirare, amare, scriverlo…
Ero giovane come un cielo lontano senza uccelli, le uniche sorelle che ascoltavo erano le ombre di voci gioiose che si slinguazzavano con la morte, placida come un relitto nel fondale.
Ricordo le sottili amarezze con cui per gioco mi punzecchiavo distratto, colorando di perverso rosso acceso i piccoli piaceri che scoppiettavano nel buio delle notti come esagitate scintille impazzite.
Conosco la bramosia del demonio che dorme, i castelli che sorgono su angosce e spaventi e tiranniche eleganze, le pallide manie distruttive dell’amore che, come disarmoniche orde di selvaggi irrompono fiancheggiando giornate flaccide come donne vergini alla sofferenza.
Ah la mia cara infanzia luttuosa e delirante, una stanza semibuia e impolverata che non disdegna di accogliere il suo fiammeggiante astro atroce di bellezza incomprensibile ai più…
Ai margini della strada ho più volte visto il vento del crimine, sporco e ignobile e indegno delle trasparenti gocce mattutine che fluttuando tremolanti conducono soavemente tra le gambe umide di profonde tenerezze.
Le piogge ardono di passione, brulicano sospiri velenosi con incedere primaverile, gli addii si annidano tra le pieghe delle ore come neve sulle orme dei viandanti…
Ero giovane come un cielo lontano senza uccelli, le uniche sorelle che ascoltavo erano le ombre di voci gioiose che si slinguazzavano con la morte, placida come un relitto nel fondale.
Ricordo le sottili amarezze con cui per gioco mi punzecchiavo distratto, colorando di perverso rosso acceso i piccoli piaceri che scoppiettavano nel buio delle notti come esagitate scintille impazzite.
Conosco la bramosia del demonio che dorme, i castelli che sorgono su angosce e spaventi e tiranniche eleganze, le pallide manie distruttive dell’amore che, come disarmoniche orde di selvaggi irrompono fiancheggiando giornate flaccide come donne vergini alla sofferenza.
Ah la mia cara infanzia luttuosa e delirante, una stanza semibuia e impolverata che non disdegna di accogliere il suo fiammeggiante astro atroce di bellezza incomprensibile ai più…
Ai margini della strada ho più volte visto il vento del crimine, sporco e ignobile e indegno delle trasparenti gocce mattutine che fluttuando tremolanti conducono soavemente tra le gambe umide di profonde tenerezze.
Le piogge ardono di passione, brulicano sospiri velenosi con incedere primaverile, gli addii si annidano tra le pieghe delle ore come neve sulle orme dei viandanti…
domenica 17 giugno 2007
un giorno d'estate
un giorno d’estate
ti amerò ancora
sarà il mio ultimo giorno d’amore
spirerò guardandoti
come solo io so fare
ti guarderò
e sarai quello che non sei mai stata
per nessuno
mia bianchissima fanciulla
mentre m’incanto fissandoti
mi spengo
e il mio sguardo non morirà mai
gli occhi miei
chiudendosi per l’ultima volta
racconteranno che niente han visto come te
diranno che avran vissuto per te
e tutto il resto
è stata solo roba inutile
perché veramente felici
son solo gli occhi
che amano
o hanno amato
adesso muoio guardandoti
amandoti
e per questo sono vivo
in quest’ultimo giorno d’amore
e penso che ho vissuto
desiderando solo te
mio dolce amore
spiro guardandoti
come nessuno ti ha mai guardata
e il mio sguardo
non morirà mai
ti amerò ancora
sarà il mio ultimo giorno d’amore
spirerò guardandoti
come solo io so fare
ti guarderò
e sarai quello che non sei mai stata
per nessuno
mia bianchissima fanciulla
mentre m’incanto fissandoti
mi spengo
e il mio sguardo non morirà mai
gli occhi miei
chiudendosi per l’ultima volta
racconteranno che niente han visto come te
diranno che avran vissuto per te
e tutto il resto
è stata solo roba inutile
perché veramente felici
son solo gli occhi
che amano
o hanno amato
adesso muoio guardandoti
amandoti
e per questo sono vivo
in quest’ultimo giorno d’amore
e penso che ho vissuto
desiderando solo te
mio dolce amore
spiro guardandoti
come nessuno ti ha mai guardata
e il mio sguardo
non morirà mai
sabato 16 giugno 2007
Il vecchio zio buk...
desolazione
mi sono svegliato tra voi
madido di dolore e sofferenza
diomio quanto può far male l’amore…
vorrei spegnermi piano
come una candela in una campana di vetro
vorrei baciare la morte…
non c’è sangue dentro me
la desolazione ha inaridito il mio cuore
i fiori e le farfalle rinsecchiti stramazzano al suolo
il vento triste e infallibile
ha spazzato via ogni fermento
mentre l’amore si annida nelle violacee pieghe senza sole
la luna il sangue i miei bellissimi pianti
le gioie sepolte i ricordi svaniti
s’incendiano in silenzio come i sogni degli amanti
cappello
Tra pochi minuti devo scappare. Scappare dalla segreta quiete
domestica per immergermi nel grigiore, interpretare il ruolo del grigio mediocre lavoratore che esce di casa col suo cappello, lo depone e quasi lo dimentica e poi nuovamente lo riprende dopo ore di monotona inesistenza. Quell’uomo col cappello sono io. Tra tante personcine delicate e indaffarate che se t’incrociano non ti vedono, che fanno tenerezza nel loro squallore così ordinario, nel loro usuale modo di far parte di un ingranaggio automatizzato che non riescono nemmeno a vedere, loro piccole rotelle di un congegno indecifrabile…
martedì 12 giugno 2007
tu passante
tu passante
che mi vedi col tuo velo d’indifferenza
che mi dimenticherai
con la leggerezza d’una vela inconsistente
non voglio turbarti
con profondità sconvolgenti
se ti fermi ad ascoltare
la mia voce di neve
la mia flebile voce sotterranea…
con un semplice sospiro
mi avrai sognato
grazie per avermi donato
ancora una volta
una piccola alba
che mi vedi col tuo velo d’indifferenza
che mi dimenticherai
con la leggerezza d’una vela inconsistente
non voglio turbarti
con profondità sconvolgenti
se ti fermi ad ascoltare
la mia voce di neve
la mia flebile voce sotterranea…
con un semplice sospiro
mi avrai sognato
grazie per avermi donato
ancora una volta
una piccola alba
lunedì 11 giugno 2007
pomeriggio
Ascolto la voce di thom yorke, pomeriggio fatto di sobrie e temperate introspezioni, insomma un bel pomeriggio distensivo e rinfrancante per corpo e mente.
The pyramid song fluttua tra le stanze come un dolce lamento familiare e penetrante.
La limpida, brillante, trasparente bellezza di questo pomeriggio sta forse nella sua immaginifica apatia, pensieri leggeri come sogni, privi di odio e sofferenze e futili illusioni da quattro soldi.
Pensieri come nuvole distendono l’animo che, steso col naso all’insù, osserva distratto come se dormisse…
Questa leggerezza è come una dolce e piacevole stanchezza che ammalia, affascina…
The pyramid song fluttua tra le stanze come un dolce lamento familiare e penetrante.
La limpida, brillante, trasparente bellezza di questo pomeriggio sta forse nella sua immaginifica apatia, pensieri leggeri come sogni, privi di odio e sofferenze e futili illusioni da quattro soldi.
Pensieri come nuvole distendono l’animo che, steso col naso all’insù, osserva distratto come se dormisse…
Questa leggerezza è come una dolce e piacevole stanchezza che ammalia, affascina…
Se dovesse abbandonarmi o tramutarsi in qualcosa di più profondo mi sentirei tradito, deluso…
domenica 10 giugno 2007
sensazione
"le sere blu d'estate andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano,
a pestar l'erba fine:
sentirò, trasognato, quella frescura ai piedi,
io non dirò parole, non penserò più nulla:
ma l'amore infinito mi salirà nel petto,
e lontano, lontano, andrò come uno zingaro,
nella natura,
lieto come una donna. "(A.R. marzo 1870)
davanti ad un orizzonte...
mi sorprendo a non desiderare niente e questi sono i momenti più felici e sereni. Oltre tutto, oltre la bufera, le raffiche di vento che sferzano i miei istanti di quiete, oltre le pioggie che lasciano quell’umido sentore di appena passato, oltre gli affanni per raggiungere le piccole vette di pace ogni giorno, oltre tutto questo c’è la mia anima, su una sdraio, nella veranda, davanti ad un orizzonte di pini e betulle e larici...
paolo conte, molto lontano
Lontano, lontano oltre milano, oltre i gasometri, oltre i manometri, oltrte i chilometri e i binari del tram... Lontano, lontano, molto lontano, oltre l'acqua corrente e l'elettricità, là voglio arrendermi, in braccio a una musica che chiude il discorso delle affinità, forte petomane, scritta dal diavolo in spregio evidente della civiltà...
... Forse tu non mi amerai, mi incontrerai, sorriderai ma non mi amerai, forse tu non mi amerai, mi ascolterai, mi seguirai ma non mi amerai...
un petalo
ho trascorso alcuni giorni senza la gelida corazza della mia megaindifferenza.
sono stato vulnerabile, mi viene in mente l’angelo ubriaco e disperato che si aggirava avvilito e infelice per le vie di Berlino nel film di Wim Wenders…
ho pianto, sono stato patetico, debole ma non me ne vergogno.
adesso eccomi qui, con il filo della lama/la mia sensibilita’ che gronda gocce di sangue, lacrime silenziose, un malinconico stillicidio che inumidisce e dona vita a cio’ che altrimenti sarebbe solo un arido e desolato ammasso di carne morta.
se, anche solo sfiorando con lo sguardo queste leggiadre e volatili parole, sentirete un vago sapore come di una lacrima che scivola sulle labbra, avrete accarezzato per un istante un petalo del mio animo . un petalo che lascio scivolare tra voi…
cosa alquanto insolita…
sono stato vulnerabile, mi viene in mente l’angelo ubriaco e disperato che si aggirava avvilito e infelice per le vie di Berlino nel film di Wim Wenders…
ho pianto, sono stato patetico, debole ma non me ne vergogno.
adesso eccomi qui, con il filo della lama/la mia sensibilita’ che gronda gocce di sangue, lacrime silenziose, un malinconico stillicidio che inumidisce e dona vita a cio’ che altrimenti sarebbe solo un arido e desolato ammasso di carne morta.
se, anche solo sfiorando con lo sguardo queste leggiadre e volatili parole, sentirete un vago sapore come di una lacrima che scivola sulle labbra, avrete accarezzato per un istante un petalo del mio animo . un petalo che lascio scivolare tra voi…
cosa alquanto insolita…
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