martedì 17 luglio 2007

sogno

Fluiscono con liquido ardore i riverberi del tuo ricordo. Un giorno, se non sbaglio, sei stato il mio unico grande amore, ora perdo la lucidità, scorre via taciturna senza alcuna pietà, sgocciola via, mi abbandona, il pensiero della mia provvisoria verginità.
Come un gas m’intontisce il tuo ricordo, il pensiero s’impregna di quella tua luce che è una scia da seguire ad occhi chiusi, una finzione che non gradisce alcuna voce, mi rende sordo come un granello in un oceano di pace. Ancora una volta mi sto spegnendo come un semplice giorno, evaporo e sogno la luna, muoio poi torno, come un sogno scarno senza paura.

domenica 8 luglio 2007


la leggerezza dei tuoi discorsi
la mia paura di scoprire
che poi tu voli
è l’assoluta tenerezza
delle illusioni
mi fa sentire le tue ali
le mie ore migliori

è così raro che non ci credi
è così vero che non lo vedi

è l’assoluta tenerezza
dei miei sogni
mi fa scoprire tutti i segni
dei miei ricordi
fatti sentire
lasciati abbracciare
sommessamente piccolina
senza farti male
proprio così le mie illusioni
esploderanno in un secondo



(...niente di definitivo come le cose provvisorie..)
Un attimo perso nell'azzurro,nel divino...



Spiaggia,steso col naso all’insù. Per un attimo una nuvola si frappone fra me e il sole consentendomi di aprire gli occhi. Mi si apre il sipario, cielo terso d’un turchese cristallino che sfuma a tratti sul bianco, a tratti sul grigio chiaro.
Immagino la mia ascensione, il cielo mi chiama e comincio a salire, come richiamato da un’esalazione divina, il mio corpo, disteso supino, fluttua e questa scena annulla ogni cosa nel raggio di chilometri.
Continuo a salire, lento e sinuoso, senza peso, composto, con solenne immobilità, richiamato, bramato, inalato dall’azzurro che è il colore della volontà di Dio.
Non so quanto tempo sia trascorso per voi rimasti laggiù.
Il sole ricompare e devo chiudere gli occhi. Giù il sipario. La mia ascensione si interrompe. Tra l’indifferenza di tutti.

sabato 7 luglio 2007

Eri così bella

Immagino la tua bocca
i tuoi spasmi che non si sanno fermare
credo nelle tue buone intenzioni
quelle tue parole che ti fanno perdonare
le tue ferite senza sangue
quelli sguardi chiusi,di nessuno
la dolcezza così secca

Qualcuno tra noi due può farsi male
due sconosciuti illusi
malati d'indifferenza
pochi minuti al sole
perduti in un mare di sofferenza

Ed io mi chiedo se la tua esistenza
sia solo un ciglio di finta importanza

E' la lontananza la sacra essenza
che fa brillare di tua presenza
i miei momenti di pio candore
che non sanno andare in nessun altrove

E anche questo è amore e non so il perchè
ti voglio vicina e voglio anche me
ti voglio guardare e non lo sai accettare
vorrei farti capire
che tutto vien da sè

Mi dispiace che sono ancora qui a parlare
ma eri così bella
nella tua semplicità
una fiammella nella notte
una scintilla di felicità
che se ne va
poco a poco


(Follonica, 7 luglio)

lunedì 2 luglio 2007

mare

Ho abolito la ricerca del piacere. Dalla mia finestra si vede il mare. Un mare spirituale rigonfio di muscoli e sospiri, ridondante sangue come una collerica gelosia sazia di vino ed eternità.

Il cielo immalinconito si addormenta come neve di notte. Sono una luce intermittente sola come una scusa senza una ragione. Nessuno è stato invitato. Vetri si aggirano nel mio silenzio come braci nella capanna di nuvole e fuoco. Un mistico irradiamento pervade il mio libro fatto di sesso e rifiuti, tuoni di smalto e piccole esplosioni esalate direttamente dalle stelle che no, non vogliono lottare per le mie stupide bugie crudeli. I giorni diventano fiumi di cenere che no, non vogliono travolgere i festini rumorosi come sogni disonesti.

Ho abolito la speranza. Le sue dita portano anelli di vergogna. Legioni di pietre friabili come marginali ringraziamenti, come palazzi dimenticati scortano i miei momenti ricchi di illusioni, reali come granai di campagna.

Mio caro sconosciuto, non scorderò mai le tue dita fatte di profumo e di voci che rotolano come granelli di sabbia in fondo alla bianca tempesta di insonnia e morfina. Questo è il festino che ho pensato per te, mio cortese fratellino di bucolica memoria.

Il pensiero travolge il firmamento dell’anima, sto solo cercando di impazzire, non sono mica matto! Sto cercando di impazzire immaginando i colori della follia, seduto in qualche posto, in questa mia scompigliata stagione miracolosa come un bicchiere che cresce alla maniera di un sacro incenso nella cattedrale fiorita dell’animo, degli angeli e della Vergine. Ave Maria, ave Maria.