Ho abolito la ricerca del piacere. Dalla mia finestra si vede il mare. Un mare spirituale rigonfio di muscoli e sospiri, ridondante sangue come una collerica gelosia sazia di vino ed eternità.
Il cielo immalinconito si addormenta come neve di notte. Sono una luce intermittente sola come una scusa senza una ragione. Nessuno è stato invitato. Vetri si aggirano nel mio silenzio come braci nella capanna di nuvole e fuoco. Un mistico irradiamento pervade il mio libro fatto di sesso e rifiuti, tuoni di smalto e piccole esplosioni esalate direttamente dalle stelle che no, non vogliono lottare per le mie stupide bugie crudeli. I giorni diventano fiumi di cenere che no, non vogliono travolgere i festini rumorosi come sogni disonesti.
Ho abolito la speranza. Le sue dita portano anelli di vergogna. Legioni di pietre friabili come marginali ringraziamenti, come palazzi dimenticati scortano i miei momenti ricchi di illusioni, reali come granai di campagna.
Mio caro sconosciuto, non scorderò mai le tue dita fatte di profumo e di voci che rotolano come granelli di sabbia in fondo alla bianca tempesta di insonnia e morfina. Questo è il festino che ho pensato per te, mio cortese fratellino di bucolica memoria.
Il pensiero travolge il firmamento dell’anima, sto solo cercando di impazzire, non sono mica matto! Sto cercando di impazzire immaginando i colori della follia, seduto in qualche posto, in questa mia scompigliata stagione miracolosa come un bicchiere che cresce alla maniera di un sacro incenso nella cattedrale fiorita dell’animo, degli angeli e della Vergine. Ave Maria, ave Maria.
1 commento:
Parole come voci di un'anima sacra.
Una preghiera corale e intima alle illusioni che abbiamo perso, alle speranze apparecchiate sulle nostre tavole di buoni sentimenti.
Indimenticabile..
Così lontani, così vicini.
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