Ho diciannove anni.Uno e settantaquattro, mora, capelli lunghi lisci e neri.Quarantasei e quattrocento.Eterea come la luna.Irraggiungibile come un invisibile sogno divino.
Sono la più bella diciannovenne del mondo. E voi siete distanti, così distanti…
Mi chiamo Cristina. Cri, o, meglio, Cry, versione triste e piangente.
Io, moderna pierrot immersa nell’alienazione urbana del ventunesimo secolo. Non faccio parte del vostro mondo. Sono un angelo. Una virginea troietta candida e glaciale, inattaccabile e ipersensibile, vulnerabile e indifferente come la più affilata delle lame modellate dalle mani di Dio.
Vivo sola nel mio empireo monolocale urbano al dodicesimo piano. Sola da quando la mia brava famigliola è stata azzerata tra asfalto sangue e lamiere contorte.
Non ho nessuno. Dal vitreo occhio del dodicesimo osservo la messa in scena del vostro mondo. Perduta nella mia purezza priva di ore e di finti affetti, ciò che voi, insomma, chiamate vita.
Non voglio suscitare compassione.Non mi manca niente, sono una creatura lunare e divina e il vostro mondo mi è estraneo e voi, voi tutti tuttiquanti, siete così distanti da me…
Anni luce tra voi grigiastri zombies ambulanti e me, piccola dolce creatura rischiarata dalla purezza della luce divina.
Sono la più bella diciannovenne del mondo e voi tutti tuttiquanti, oh poveri voi…
La luce ha già allagato la stanza, sabato mattina, mi sveglio più pallida e incontaminata della giornata ancora in fasce, i piedi scalzi sul bianco del marmo, la specchiera del bagno mi restituisce una diafana dea dagli occhi insonnoliti. Sono bellissima. Pantaloni in cotone grigi, aderenti lungo tutta la gamba ed ampi sulla caviglia, t-shirt bianca a manica lunga accarezzata dalla fluente cascata di capelli neri. Radiohead, a wolf at the door. Il lupo è alla porta, mi chiama al telefono e mi dice tutti i modi con cui cercherà di confondermi. Mi sciacquo il viso con acqua gelida, mi siedo sul divano e resto immobile con lo sguardo smarrito, perduto in chissà quale celestiale galassia ineffabile. La voce di Thom Yorke intona il suo libero e balbettante blues d’avanguardia. Tra mogli fredde, giornali della domenica e ragazzi di prima classe il richiamo del lupo è sempre lo stesso, portami-dentro-portami-dentro-portami-dentro. Mi scolo una mezzolitro d’acqua naturale, la sete mi riporta agli eccessi a cui mi sono abbandonata ieri sera, durante il festino che si è tenuto tra queste mura, io e la mia tristezza uniche invitate. La mia tristezza è una diva in bianco e nero, è Vera Lynn che canta we’ll meet again, è una fata senza incantesimi, una venere orfana dell’amore.
Metto su beautiful dead di Inger Lorre, alzo il volume e inondo la casa, alzo il volume e penso che la mia tristezza deve aver spiegato le ali e spiccato il volo. Dalla porta-finestra osservo la città adagiata sotto il cielo grigio-azzurro senza la minima traccia di nuvole, fumi, uccelli e velivoli d’ogni sorta. Immagino la mia tristezza che dal balcone spicca il volo, come un angelo che va incontro all’aria fresca del mattino.Credo che stamani farò un po’ di pulizie domestiche...
2 commenti:
.. Ed eCcoLa .. finalmenTe .. ..Cry....
mi mancavA. ...
la più bella cReaTura del monDo .. .lei è. . mia maDre .. .
mio paDre .. .Mia sorEllA. ..soNo io .. .Sei tu . . .è tuTti. . non è neSsuNo. . ... [che poi è la steSsa Cosa ;)] .. ...
purissimA . ..
lei è . .la trisTeZza. ....
la più palliDa Delle creaTure lunaRi . ..è la tua meraVigliA
e questo attimo ..
nel leggerla. ..
si chiamA . . FeliciTà
Ti . .voglio .. benE . . ..
a presTo .. . .
Che bella!!! Semplicemente, tristemente, bella.
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