venerdì 5 settembre 2008

In utero

La mia condizione di temporaneo confinato mi regala un’invidiabile, insuperabile solitudine, corroborata da serenità e totale assenza di preoccupazioni. Condizione perfetta per pensare, plasmare e irrobustire lo spirito. In una condizione come la mia, lo spirito, che gode di una libertà senza riserve, può prender forma tranquillamente, come un cristallo che può ordinare senza fretta i suoi atomi, all’interno del reticolo cristallino, mentre il liquido da cui prende forma si solidifica lentamente. Perché sono stronzate quelle secondo cui sarebbero le tappe della vita, piccole e grandi, a plasmare, dare forma allo spirito di un individuo. Per carità, gli eventi disseminati nella vita possono sì modificare le sfumature, acuire o levigare le asprezze geometriche del cristallo, ma una sua forma peculiare il cristallo ce l’ha già insita nella sua natura, ed è con questa sua forma che affronta le tappe della vita. Motivo per cui ognuno affronterebbe in maniera differente le medesime tappe che, in un ipotetico esperimento, potremmo disseminare nelle esistenze di mille e mille individui. Ecco perché dico, a chi asserisce che la mia condizione di temporaneo recluso è una sorta di ibernazione spirituale, che è un gran bischero! All’interno della mia muta celletta, calda e rassicurante, io vivo e respiro, soprattutto penso e sfoglio infinite pagine della biblioteca dell’universo, contenente milioni, miliardi di esistenze, di vite umane. Ecco perché ho una certa dimestichezza con san Francesco, con Dante o Nietzsche, la Callas o Mozart. Ma anche con innumerevoli esistenze decisamente più anonime. Qualche esempio? (to be continued...)

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