venerdì 4 settembre 2009

appunti parigini III : (seduto in riva alla Senna alle 15 di un pomeriggio di fine agosto…)




vergini e spose e puttane, indistinte passeggiano in fila, femminea processione starnazzante, gabbiani e piccioni, alate sfumature bianco-grigiastre, navigano multipanchine a pagamento, il mio sguardo trapassa i confini corporali, il sole mi scalda affilato le ossa,sento il rumore del mare… …un sorriso interiore mi scalda dal di dentro, il clamore non mi tocca, leggero e distratto sono un odore nel cielo incorrotto, odo le voci animali, accarezzo pensieri lunari, solitari deliri si librano in volo senz’ali… … scompaio e mi faccio vivo, muoio e ritorno, infinite volte, navigo nel mio mare, navigo nel mio mare…

mi sento così bello mentre il sole prosciuga la mia finissima noia, che tu lo voglia o no sei qui ad ascoltare il mio canto quasi di gioia, che muoia la stanchezza di piombo, la zavorra dispersa in miglia percorse senza qualcuno che mi rincorra…

la mosa è una giovane dama sciupata, la senna un’esperta sgualdrina invecchiata, di entrambe ho abusato senza baciarle, solcarle è l’ultimo pensiero che mi sfiora la mente affilata…

…sentirsi straniero è sentirsi meno prigioniero di quella quotidianità che soffoca e ti spia, se riesci anche per poco ad andare via, provi un’ebbrezza che è quasi magia, un pensiero che svolazza senza lancette e senza denaro, lontano dall’ipocrisia del solito binario…. …. sentirsi straniero è sentirsi un po’ primitivi, giocare coi rovi, sfoderare istinti lascivi, sfidare la morte e magari scappare prima che arrivi…

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