Prendo spunto da una frase di J.W. Goethe che ho leggiucchiato qualche giorno fa e che, sinceramente, non ricordo alla lettera in questo momento; parlava della concretezza, dell’agire dell’uomo. Quando la lessi, distrattamente, ricordo che suscitò in me una forte reazione di dissenso. Vidi immediatamente contrapposti, sui due piatti della bilancia, due pensieri completamente antitetici: quello dell’uomo “spirituale” e quello di chi pensa che un uomo è l’insieme degli atti che compie nel corso della sua vita. La frase di Goethe (che, ahimè, proprio non ricordo in questo momento…) conduceva a quest’ultimo modo di vedere le cose. Immediatamente pensai “balle, tutte balle!” e, mentre continuai a fare ciò che stavo facendo, pensai a quanto possa essere riduttiva una simile visione. Un uomo non è l’ insieme dei suoi atti neuromotori, trovo siano molto più distintivi, peculiari, i suoi pensieri e le sue emozioni. Se, per assurdo, dovessi catalogare l’umanità, etichettare ogni uomo, sicuramente non mi baserei sugli atti compiuti bensì su pensieri e sensazioni, farei il mio lavoro di classificazione basandomi non sulla storia del corpo umano bensì sulla storia, sul vissuto dello spirito, dell’anima. Mi viene in mente la storia di Dostoevskij, la cui condanna a morte fu revocata ma fu ugualmente condotto davanti al plotone di esecuzione e solo lì, davanti ai soldati che imbracciavano il fucile, gli fu comunicata la cancellazione della condanna a morte: secondo voi basta dire che quell’uomo fu condannato a morte e che in seguito la condanna venne revocata? Immagino i tormenti e le angosce, i travagli e i mille dubbi e perplessità che arrovellarono quell’anima in maniera, credo, indelebile. Oppure penso a Severino Boezio, il filosofo latino che venne incarcerato con l’accusa di professare le arti magiche e che fu condannato a morte; durante la prigionia scrisse il “de consolatione philosophiae”, la consolazione della filosofia, opera in cui il filosofo immagina un dialogo tra sé e la filosofia, vista come una donna venerabile dagli occhi acuti e sfavillanti: secondo voi basta dire che quell’uomo passò gli ultimi giorni della sua vita rinchiuso in una prigione? Oh no, tra quelle mura, tra quelle sbarre, quell’uomo visse probabilmente il periodo più intenso della sua vita…
mmmmmm mannaggia a bluette che mi ha involontariamente mostrato quella frase di Goethe!eheheheheheh...
mi rifarò dopodomani all’oktoberfest, sovrumane e sconfinate bevute tra ebbre e maschili chiacchiere leggere come piume mosse dall’alito di Dioniso…
mmmmmm mannaggia a bluette che mi ha involontariamente mostrato quella frase di Goethe!eheheheheheh...
mi rifarò dopodomani all’oktoberfest, sovrumane e sconfinate bevute tra ebbre e maschili chiacchiere leggere come piume mosse dall’alito di Dioniso…
6 commenti:
mmmmmmmm mannaggia a te che non dormi di notte e che vai all'oktober fest
E' Il Rischio dell'Ideologia, della Contraffazione degli Avvenimenti, L'Azione. Ci Si Colma Di Quel Vuoto angosciante Buttandosi In Svariati Impegni, Supplendo Così alla Concretezza, alla Pratica del Pensare.
Tutto Finto Si.
Concordo, sulla Storia come Vera Motrice, di Pensieri ed Emozioni, Il Vissuto dello Spirito....
L'Etilico Viaggio...Muoio di Invidia eheheh...
...ahhhh questa Bluette.. che rompina... in un modo o in un altro lascia sempre il segno... ihihihih
ma chi si vede....strani intrecci di incontri si fanno da queste parti...e ci si riscopre turbati...passa dal muro, se vuoi
Guar-dian, Guar-dian... :D
L'agire = massa;
Pensieri ed emozioni = singola persona.
Credo sia facile accollarsi a qualcuno, molto più difficile essere se stessi. Sono tutti banali, tutti uguali, si fanno troppi problemi, troppe domande...
Mi piace questo post :)
(... però bisogna dire che gli scrittori tedeschi erano tutti strani, che strade di suicidi...)
straGe* ... Sorry.
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