.finché la lama non abbia/tagliato questo cervello/verde, bianco, grasso
involto/dal vapore mai nuovo
(ah! lui, dovrebbe tagliarsi/le orecchie, il
naso, il labbro/il ventre! e abbandonare/ le gambe! o meraviglia!)
ma
no;credo davvero che finché/per la sua testa la lama,/per il suo fianco le
pietre,/per le sue viscere la fiamma,
non abbiano agito, il ragazzo/molesto,
bestia tanto sciocca,/non dovrà neanche un attimo cessare/di far l’astuto
e d’esser traditore,/
come un gatto delle montagne rocciose,/d’ammorbare
tutte le sfere!/ma alla sua morte, oh Signore,/s’innalzi una preghiera!
probabilmente scritta in seguito ad una delle numerose e violente liti con verlaine, troviamo la furente rabbia di arturino rivolta contro se stesso (gli auspici della carezza della lama, le percosse delle pietre, l’irriverenza della fiamma) e contro verlaine (“ah! lui dovrebbe tagliarsi le orecchie, il naso…”). la sua rabbia, incandescente e irrefrenabile, nasconde uno stato d’animo venato da un profondo (e momentaneo) senso di colpa mentre l’ultimo verso rivela una speranza di pietosa comprensione e indulgenza per un adolescente straziato da così forti sentimenti collerici. accecanti e furiosi lampi d’ira, in fin dei conti una piccola parentesi di sbraitata infelicità . come mi piace spesso ripetere, gli eroi, alla fin fine, sono sempre tristi e soli…
1 commento:
mavvvaccagghèèèrr ehehehehehehhe :)
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