lunedì 8 marzo 2010

viaggetto-vagabondo I












economica-stracciata-compagnia-aerea-da-quattro-soldi : tutto il viaggio un continuo e irritante messaggio negli altoparlanti , o l’equipaggio cercava di apparire simpatico a tutti i costi con battutine che è già tanto se il signore non ci ha abbattuto oppure tentativi di vendere souvenir, profumi, sigarette-per-smettere-di-fumare, gratta-e-vinci con tanto di messaggi registrati di ipotetici e fortunati vincitori!!! i soldi che spendevo in più per le consuete e blasonate compagnie aeree, ecco dove finivano! in serietà espressa in distacco, freddezza e soprattutto SILENZIO!!!

ancora una volta una camera d’albergo, io e la mia splendida dama ottocentesca; ho l’animo leggero, il viso struccato e senza maschera, la giornata è grigia e piovigginosa. così come lo spirito lascia il corpo durante un viaggio astrale ora io comincio ad abbandonare il mondo, mi distacco da tutto ciò che vedete. comincio a lasciarmi sprofondare come se fossi in un sogno, un sogno che faccio durare alcuni giorni. sia chiaro, per sogno non intendo una sfilza di momenti tondeggianti, privi di spuntoni taglienti e acuminati. sovente i miei sogni sono fortemente venati di un’inquietudine che viene dai più remoti, fondi e pericolosi anfratti della mia mente.

tardo pomeriggio: così come stamani, anche ora, all’imbrunire, passeggio solitario tra le mura su cui sbatte senza resa un mare discretamente agitato. cammino con passo lento e lo sguardo aperto, rivolto verso l’animo, non vedo le personcine che incontro, metto le cuffiette dell’mp3 a volume zero, tanto per evitare eventuali contatti “mi-scatti-una-foto-grazie-ciao”. quando il sole decide d’immergersi mi fermo, poggio i gomiti sulla muraglia, il volto, il mento un poco all’insù come per cercare di sentire un suono lontano; ciò che voglio sentire, in realtà, è la fredda brezza marina sulla faccia. l’espressione un po’ antipatica e di sfida, lo sguardo lungo, lungo, una barchetta che presto si perde nell’orizzonte. interiorizzo il rumore del mare, come un respiro che mi appartiene. accendo “down in a hole”, il vento, il rumore del mare li sento ugualmente. in questi momenti sono del tutto incapace di sentimenti quali odio, rabbia, risentimento, ogni soggetto scompare. penso a ciò che diceva il poeta circa l’odio: “l’odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei borgia perché è fatto con il nostro sangue, con la nostra salute, con il nostro sonno e con i due terzi del nostro amore! occorre esserne avari!”

torno in albergo, qualche libricino sparso sul letto e sul comodino, qualche lattina di birra e la bottiglia dimezzata della tipica acquavite locale; la tv ha una ventina di canali quasi tutti criptati, mi compiaccio che riesca a trasmettere il radiofonico canale “auditorium” della rai: prima un biblico e intensissimo oratorio di mendelssohn ( l’ elijah) ora alcune mazurke di chopin. la musica classica del canale rai è l’invariato sottofondo delle ore trascorse in albergo. con più di un pizzico di autocompiacimento mi diverto a pensarmi come ad un artista maledetto in qualche alberghetto bohémien del quartiere montparnasse nei primi del ‘900. nessuno sparge rose rosse lanciandole attraverso la mia finestra, vabbè !
stanotte in un lancinante momento di sconforto ho cercato a tentoni una manina gelida da sfiorare: l’ho trovata, era lì, è stata con me tutta la notte, dolcissima presenza discreta e desiderata. una pallida manina da stringere in piacevoli momenti di autoisolamento. sulle mie labbra ha dolcemente posato le sue dita, suggerendomi un silenzio che sapeva di tepore, di meraviglioso sorriso e complicità d’animi.
in questi momenti, in queste stanzette d’albergo, ho così poca paura della morte, sarebbe una solitaria fine senza invitati, nessuna processione di maschere tristi, una fine semplice e non gridata.
ora sono le sei del mattino: faccio una doccia e vado a saziare lo sguardo con il mare agitato, un pagliaccio in vacanza col suo intrinseco carico di tristezza.



6 commenti:

... ha detto...

.. si sentiva un diverso profumo sotto la salsedine ..
molecole ghiaggiate di vertigine sull'acqua .. lame che girano dentro pugni stretti, denti che digrignano, vento tra i capelli, occhi come spilli puntati nel nulla dell'orizzonte, sguardo buttato a caso, fisso, vitreo, primi piani come flash nella testa chiassosa.. sì, l'aria era gelida, ma aveva un odore diverso.. profumava di pulito..

ilbattelloebbro ha detto...

come tutti i buoni profumi anche quell'aria aveva una nota di testa (gelida), una nota di cuore (quei pugni stretti...)e una nota di fondo, quella più persistente ( ...il sentore di pulito)...

Anonimo ha detto...

Ho letto tutto d'un fiato...
Bello...
Complimenti davvero.

-hypomnémata- ha detto...

E se l'altra volta son venuta a charleville con te, a sto giro mi sembra di essere venuto anche qui.
Bello. Mi piace.

Anonimo ha detto...

.... controlla bene .. sottola tua finestra sempre rose sparse.... ma nn rosse ma bianche
una carezza guancia sx

ilbattelloebbro ha detto...

... grazie per le rose sparse sul pavimento...