mi nego in continuazione, col corpo e con la mente, non mi lascio avvicinare, la mia oasi è sacra e inviolabile, non mi lascio avvicinare da chi vorrebbe accostarsi in ogni modo. nessuno m’interessa sul serio. appena il giogo del lavoro mi lascia libero, prendo a fregarmene altamente delle persone che mi circondano, nessuno incontra il mio interesse. nelle acque del mio mare, ora cristalline e pure, ora fangose e tormentate, mi specchio in solitudine come un altezzoso narciso beffardo e arrogante. la mia è un’aristocratica indifferenza salubre e imprescindibile. il mondo non riesce ad infiltrarsi nel mio animo, dove echeggiano risate e inquietudini come spirali scaturite da una palude introversa e incontaminata. le uniche vibrazioni che avverto vengono dall’interno della mia corteccia stagionata. i fantasmi che abitano le mie inquietudini portano tutti delle maschere ma, sotto, c’è sempre la mia faccia, sarà per questo che non ho mai pensato di sopprimerli.
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quando sono con altre persone sono come svenuto, mi sveglio del tutto solo con me stesso. vivo e rido, sogno e piango solo con me stesso. sotto il velo di cerone c’è una persona che fa il suo lavoro, una mediocre recita neanche troppo interessante, un pagliaccio che fa il suo lavoro al minimo sindacale. sulla cima del mio essere non c’è posto per altre persone, osservo il mondo dalla vetta, in completa e conciliante solitudine. chi è solo nella sua vetta è spesso un pazzo, un genio o comunque un ribelle. uno che non accetta il compromesso e vive come se stesse sempre per morire e non gl’importasse niente di tutto ciò che lo circonda. nessuno ha mai sentito il respiro delle mie tenebre, un diavolo che suona il violino, il profumo dei miei fiori insanguinati.
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vista da vicino la mia anima sarebbe uno spettacolo sconvolgente. se fossi un artista riuscirei a ritrarre scorci della mia anima inaccessibile, non essendolo, l’unico mezzo che mi viene in mente sarebbe quello di ingoiare un piccolo e potente ordigno esplosivo e farlo esplodere mentre, posato e silenzioso, sto davanti ad una tela bianca. immagino il dipinto perfettamente cosparso sulla tela, sangue e brandelli di carne e viscere, pezzetti di cervello, schegge di ossa, il tutto assestato armoniosamente dalla preziosa essenza della mia anima lucente.sarebbe un grondante capolavoro carnale e spirituale, il più confidenziale e sensuale atto che potrei regalarvi.
le persone che conosco mi amano tutte, mi percepiscono tutte come un unico corpo indistinto, un immenso colosso sfocato. se aguzzo lo sguardo non trovo traccia di individualità, dalla vetta osservo il paesaggio sterminato, se cerco di definire meglio con uno scrupoloso zoom appuntito, ciò che trovo è assenza di particolarità. ora è tempo di limitate e doverose chiacchiere sociali, svengo e fingo di farmi avvicinare. nasino rosso e…. platonicamente cado, "come corpo morto cade".
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quando sono con altre persone sono come svenuto, mi sveglio del tutto solo con me stesso. vivo e rido, sogno e piango solo con me stesso. sotto il velo di cerone c’è una persona che fa il suo lavoro, una mediocre recita neanche troppo interessante, un pagliaccio che fa il suo lavoro al minimo sindacale. sulla cima del mio essere non c’è posto per altre persone, osservo il mondo dalla vetta, in completa e conciliante solitudine. chi è solo nella sua vetta è spesso un pazzo, un genio o comunque un ribelle. uno che non accetta il compromesso e vive come se stesse sempre per morire e non gl’importasse niente di tutto ciò che lo circonda. nessuno ha mai sentito il respiro delle mie tenebre, un diavolo che suona il violino, il profumo dei miei fiori insanguinati.
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vista da vicino la mia anima sarebbe uno spettacolo sconvolgente. se fossi un artista riuscirei a ritrarre scorci della mia anima inaccessibile, non essendolo, l’unico mezzo che mi viene in mente sarebbe quello di ingoiare un piccolo e potente ordigno esplosivo e farlo esplodere mentre, posato e silenzioso, sto davanti ad una tela bianca. immagino il dipinto perfettamente cosparso sulla tela, sangue e brandelli di carne e viscere, pezzetti di cervello, schegge di ossa, il tutto assestato armoniosamente dalla preziosa essenza della mia anima lucente.sarebbe un grondante capolavoro carnale e spirituale, il più confidenziale e sensuale atto che potrei regalarvi.
le persone che conosco mi amano tutte, mi percepiscono tutte come un unico corpo indistinto, un immenso colosso sfocato. se aguzzo lo sguardo non trovo traccia di individualità, dalla vetta osservo il paesaggio sterminato, se cerco di definire meglio con uno scrupoloso zoom appuntito, ciò che trovo è assenza di particolarità. ora è tempo di limitate e doverose chiacchiere sociali, svengo e fingo di farmi avvicinare. nasino rosso e…. platonicamente cado, "come corpo morto cade".
5 commenti:
eppure c'è qualcuno di cui sovente fai richiesta...
doverosi saluti, ilbattello
a volte, ti giuro.. a volte basta sdraiarsi e respirare un po' di cielo, solo per sentirsi in pace con quella parte di mondo che non ha respiro nè occhi nè parole, ossia la parte importante.. e persino i corpi morti riprendono vita..
Non è fatto obbligo frequentare chicchessia o farsi accostare...
Non è indispensabile farsi condividere...
Non è di vitale importanza essere corpi vivi per un mondo ipocrita...
Non è questo essere...
Essere è esprimere se stessi anche in solitudine anche con un naso rosso indossato costantemente anche se nessuno ti comprende anche se... si paga a caro prezzo... ma che importa è essere liberi... ed è il più grande sentire che si possa avere...
E' solo il mio pensiero che valga o meno non lo so...
bello vedervi...
vi vedo (vi intravedo...)... vi saluto... individualmente
...verrebbe fuori un quadro di monet...
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