mi allontano dal caos. tutte le persone che mi circondano sono caos. fastidioso rumore di sottofondo. mi allontano per guardarmi serenamente allo specchio, senza vivaci mormorii irritanti o noiosi. mi allontano e mi sento solo. spero di non incrociare mai, lungo il mio tragitto, la paura della solitudine. la mia solitudine è la logica conseguenza della mia bellezza. bellezza è diversità, e spesso diversità chiama sofferenza. le nostre sofferenze più profonde, quelle che non racconteremmo mai a nessuno, ci sono così care, se si è abbastanza forti e intelligenti da essere in qualche modo sereni, va a finire che ci si affeziona persino ad esse. inoltre credo che la sofferenza renda persino più intelligenti: ho visto cretini che a contatto con il dolore diventavano momentaneamente più intelligenti, più profondi. “la saggezza si conquista attraverso la sofferenza” diceva lo scrittore.
come dicevo, tutte le persone che mi circondano sono caos. tutte le loro voci messe assieme sono la grande voce della mediocrità. la mediocrità che non vede oltre la punta del proprio naso, la mediocrità che non è consapevole di quanto sia mediocre.
il loro mondo è piccolo, se fai loro intravedere un po’ della tua bellezza diventi “strano”, mi viene in mente un’altra cosa che diceva lo scrittore “parla da saggio ad un ignorante ed egli dirà che hai poco senno”. ad esempio, è così strano desiderare di fare quattro passi nel cuore della notte? ricordo una volta, da adolescente, io ed un amico eravamo afflitti dai nostri grandi problemi adolescenziali, quelli che poi si risolvono e a distanza di anni alla fine ti fanno pure sorridere. mi chiese, il mio amico, “facciamo quattro passi?”. era notte fonda, ci armammo ognuno con le proprie cuffiette (entrambi volevamo star soli con i nostri dolori) e camminammo, camminammo sino a trovarci in aperta campagna, nel cuore della notte. chilometri di solitudine e buio. splendida camminata. è un peccato che il luogo in cui vivo ora non abbia dei ponti. l’unica persona a cui mi va di dire, nel cuore della notte, “facciamo quattro passi?” è la mia splendida dama ottocentesca, la mia fedele tristezza che mi accompagnerà fin dentro la fossa.
ora è tardi, voi andate pure a dormire, io quasi quasi vado a fare quattro passi….
come dicevo, tutte le persone che mi circondano sono caos. tutte le loro voci messe assieme sono la grande voce della mediocrità. la mediocrità che non vede oltre la punta del proprio naso, la mediocrità che non è consapevole di quanto sia mediocre.
il loro mondo è piccolo, se fai loro intravedere un po’ della tua bellezza diventi “strano”, mi viene in mente un’altra cosa che diceva lo scrittore “parla da saggio ad un ignorante ed egli dirà che hai poco senno”. ad esempio, è così strano desiderare di fare quattro passi nel cuore della notte? ricordo una volta, da adolescente, io ed un amico eravamo afflitti dai nostri grandi problemi adolescenziali, quelli che poi si risolvono e a distanza di anni alla fine ti fanno pure sorridere. mi chiese, il mio amico, “facciamo quattro passi?”. era notte fonda, ci armammo ognuno con le proprie cuffiette (entrambi volevamo star soli con i nostri dolori) e camminammo, camminammo sino a trovarci in aperta campagna, nel cuore della notte. chilometri di solitudine e buio. splendida camminata. è un peccato che il luogo in cui vivo ora non abbia dei ponti. l’unica persona a cui mi va di dire, nel cuore della notte, “facciamo quattro passi?” è la mia splendida dama ottocentesca, la mia fedele tristezza che mi accompagnerà fin dentro la fossa.
ora è tardi, voi andate pure a dormire, io quasi quasi vado a fare quattro passi….
3 commenti:
concordo pienamente con "se fai loro intravedere un po’ della tua bellezza diventi “strano”"..
tuttoilniente
... come potresti non concordare? tu sei dentro la mia testa...
seppure con sfumature diverse, hai la stessa bellezza...
non scappare ogni volta che mi parte la connessione!!!
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