chiuso nel mio nero, gongolo nei miei colori sconcertanti. immagini accecanti tra radure desolate e creature allucinanti. plano in un luogo di silenzio, tra mille fiaccole cimiteriali galleggianti in una sacra e muta scena senza età. torno nel luogo in cui sono nato, uno sperduto paesaggio dal vago sentore pagano e lunare. la mia seconda nascita, quella su questa terra, quella è tutta un’altra storia. qui la mia essenza permea l’aria incontaminata, nessuna traccia dei sospiri senza peso degli esserini inesistenti. l’acuminatezza del freddo metallo penetrante lascia sgorgare una goccia di denso sangue, tiepido, che cola, cola con la sua meravigliosa e lenta rotondità. passeggio nei vicoli dimenticati, al di fuori delle mura del paradiso, vicoli tappezzati di autunnale fogliame leggero e croccante, pronto a svolazzare o ad essere schiacciato, panchine di legno screpolato, sempre tristemente vuote. la lentezza dei passi è un irrinunciabile piacere, così come il non incontrare qualcuno. i passi si succedono accompagnati da un vagheggiato blues, lento e soffice, mi sento così tranquillo che potrei pure star male senza preoccuparmene.
3 commenti:
Mi piace di più leggerti però :)))
Ps: ahhhh, che colpo al cuore ogni qual volta che dopo un "." trovo la lettera minuscola! heheh
non si riesce a commentare sul tuo blog, ci dev'essere qualche problema boh
Ah boh... non lo so... vedrò (quando ne ho voglia :p )
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