ho parcheggiato il corpo da qualche parte. sono respiro,sottile tagliacarte, impalpabile vela che offre le gote distorte al vento trascendentale. chiudo gli occhi, mi lascio trasportare. spalanco le ali come l’uccello di fuoco immortale. più vado in alto e più le mie ali si dilatano e più divento etereo, completamente immateriale. lo sguardo abbraccia un intero oceano mentre l’infinità mi assale. brucio, esplodo come un armonioso e trasparente fuoco artificiale. ubriaco e spirituale, aleggio nell’azzurro tenero e concettuale.
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