a pochi cm dallo specchio scruto i miei occhi, nella pupilla vedo riflessa la mia faccia ma non m’interessa, distolgo l’attenzione dalla pupilla e torno ad osservare loro, i miei occhi, quelli che quasi nessuno ha mai visto. nel loro fondale c’è uno strano silenzio, una quiete lucida e trasparente che cela un mondo immateriale, ci vuole lo scafandro per vederlo, bisogna sapersi immergere, avere una certa confidenza con l’apnea, con le acque gelide, bisogna saper vedere…
lascio la specchiera del bagno e comincio a scrivere queste parole, come sempre senza chiedermi il perché. non scriverle, queste parole, sarebbe una forzatura. ed io odio da morire le forzature. stralci d’inquietudine, stanotte. stare su una graticola senza un apparente motivo. quando dico “senza un apparente motivo” intendo che le braci sotto la graticola non sono certo ravvivate da problemini quotidiani. no, questo no. inquietudine esistenziale, forse così si capisce meglio. una cosa innata, intrecciata ai miei globuli rossi come un’edera boschiva che non teme il buio, l’umidità, cresce e si mantiene in vita anche senza la minima cura. non ha bisogno di niente e di nessuno. in questo momento penso che quando mi capita di rileggere le cose che scrivo, anche a distanza di tempo, è come se mi guardassi negli occhi. probabilmente perché ciò che scrivo è per me estremamente cristallino. d’accordo, spesso si tratta di sensazioni torbide ma le esterno senza velature, come se leggendo le mie parole vedessi da un piccolo finestrino la mia anima. stanotte la mia anima ha le ali ripiegate, un po’ come la mia Cry seduta sul bianco del pavimento. la mia anima seduta sul pavimento, in un angolino di un’enorme stanza vuota. non vuole essere disturbata da nessuno, chiunque sarebbe inopportuno, qualsiasi sguardo sarebbe indesiderato. a parte il mio. guardo la mia anima. senza disturbare.
lascio la specchiera del bagno e comincio a scrivere queste parole, come sempre senza chiedermi il perché. non scriverle, queste parole, sarebbe una forzatura. ed io odio da morire le forzature. stralci d’inquietudine, stanotte. stare su una graticola senza un apparente motivo. quando dico “senza un apparente motivo” intendo che le braci sotto la graticola non sono certo ravvivate da problemini quotidiani. no, questo no. inquietudine esistenziale, forse così si capisce meglio. una cosa innata, intrecciata ai miei globuli rossi come un’edera boschiva che non teme il buio, l’umidità, cresce e si mantiene in vita anche senza la minima cura. non ha bisogno di niente e di nessuno. in questo momento penso che quando mi capita di rileggere le cose che scrivo, anche a distanza di tempo, è come se mi guardassi negli occhi. probabilmente perché ciò che scrivo è per me estremamente cristallino. d’accordo, spesso si tratta di sensazioni torbide ma le esterno senza velature, come se leggendo le mie parole vedessi da un piccolo finestrino la mia anima. stanotte la mia anima ha le ali ripiegate, un po’ come la mia Cry seduta sul bianco del pavimento. la mia anima seduta sul pavimento, in un angolino di un’enorme stanza vuota. non vuole essere disturbata da nessuno, chiunque sarebbe inopportuno, qualsiasi sguardo sarebbe indesiderato. a parte il mio. guardo la mia anima. senza disturbare.
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