mercoledì 16 novembre 2011

ma cristosanto, ci deve essere qualcosa di storto nella mia testa. sono quasi le due di notte, ero a letto da una decina minuti, visto che la sveglia è puntata alle 5,30, il circo apre i battenti prima dell’alba. anzi non chiude mai. comunque, ero a letto da una decina di minuti quando ho cominciato a riflettere su quel cazzo di filippino o sudamericano della metropolitana. oggi pomeriggio sono andato in centro ad immergermi e confondermi nella massa avvolta da una meravigliosa nebbia grigia e fredda. al ritorno, in metropolitana, davanti a me, in piedi tra la calca di persone, tre donne sui quaranta. colleghe di ufficio. parlottavano come se fossero dal parrucchiere. io ero seduto e accanto a me un filippino (o latinoamericano o quel cazzo che volete) ronfava alla grande, con le cuffiette nelle orecchie che sparavano a vuoto sulla sua testa addormentata. le tre tizie parlavano ininterrottamente, in metropolitana è abbastanza raro che le persone parlino o interagiscano tra loro, la metro è un condensato di alienazione urbana. alienazione urbana in maxiscatolette, alienate sardine stipate in vagoni che si muovono su rotaie. comunque, il filippino dormiva pesantemente e di tanto in tanto la sua testa crollava in giù con uno scatto, il collo scattava come una lancetta dell’orologio. mentre le tre tizie sciorinavano la loro mediocrità, solite cose, mariti, bimbi, centri di benessere, massaggi, vacanze e bla bla bla, io pensavo al tizio al mio fianco. probabilmente era uscito di casa alle sei del mattino e, da quel momento, solo calci in culo. calci in culo e ginocchia dell’anima consumate a forza d’inginocchiarsi. questo per tutta la giornata, fino a quel momento. poi il crollo sul seggiolino della metro. la stanchezza, la vera stanchezza che prendeva il sopravvento e metteva ko il fisico con un montante piazzato dritto sul mento. poi sarebbe rientrato a casa, un umido monolocale vecchio e scuro, con i muri ammuffiti rischiarati dalla luce giallognola del lampadario. la moglie e le bimbe. le bimbe dallo sguardo vivace e l’animo semplice senza pensieri, la moglie che finge serenità, tanto per confortare il marito esausto e scazzato dalla vita. entrambi, marito e moglie, aggrappati a quell’1% di possibilità che le figlie faranno una vita migliore di quella. metterebbero la firma per far sì che le figlie facessero una vita come la mia. ci sono milioni di persone che fanno una vita peggiore della mia. ci sono milioni di persone che fanno una vita migliore della mia. questo vale per qualsiasi persona. la solita storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, insomma. comunque, in sintesi, la morale della storia è che quando comincio a riflettere così, a letto, tanto vale che mi alzi e mi metta davanti al pc a far danzare le parole. tanto di dormire non se ne parla. ora vado a scegliere un libro. buonanotte a chi dorme. e a chi è ancora sveglio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dormo poco (meglio che niente dirai...) e durante i periodi notturni insonni il pensiero immancabilmente va a un naso rosso. E comunque non crucciarti con tali pensieri; conosco filippini, sudamericani o quel cazzo che sono che se la passano molto meglio di quanto sembra. Riposati....