tempo da blade runner. la notte e la pioggia formano un’invisibile barriera tra le menti che si lasciano prendere a morsi da profondità incomunicabili e le rotonde faccine giallastre, stupidi adesivini con l’effige dello smile. l’inverno è alle porte, giungerà senza bussare col suo passo d’indifferente silenzio di ghiaccio e di vento. al di qua della finestra un cosmo freddo e confortevole, un soffice giaciglio per una mente che compiacendosi si dilata, oscillando lenta come in una danza stregata. ardo apaticamente come una stella che piange nel silenzio più buio che possa esistere. morbido sprofondare in una lontananza che è una lama fredda che affonda nel calore di una carne che eiacula sangue. essenza vitale evapora, condensandosi tra lucide pareti di vetro. non esiste creatura che possa accostare il suo occhio alla mia finestra ghiacciata. pioggia sacra stanotte, anche se voi, sicuramente, vedete solo acqua che cade senza pensare. dentro la mia stanza sono una liturgica statua inviolabile. assenza di profumi e di colori, un cosmo privo di cielo, eterna leggerezza che sprigiona un’intima bellezza immateriale. senza che me ne accorga si rivelano nella stanza, docili e selvaggi, i miei familiari lupi antichi come il pianto e come il vino. offro la mia carne in un gesto di distacco dalle vostre presenze insonorizzate dai miei vetri rigati dalla pioggia, satinati dalla condensa che sa di caverna millenaria. spengo le candele e mi lascio divorare dal buio.
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