il silenzio è un serpente che non ti ascolta. non c’è nessuno che possa ascoltare. foglie cadono dentro la stanza, un mini autunno privato riservato alla mia stanza. parole e pensieri come foglie morte che cadono sul pavimento, tra le mie quattro mura intagliate in una notte distante da ogni cosa terrena. c’è un’indefinita aria funebre qua dentro. niente di particolarmente triste, atmosfera da austero funerale in piccolo cimiterino col prato verde e la pioggerellina leggera ad ovattare scambi sentimentali. niente parole da incrociare, solo qualche sguardo solitario vagolante come un uccellino che non trova un ramo su cui posarsi. ho l’aria stanca e mi trovo bello, quella bellezza in grado di emergere solamente in totale solitudine. spengo tutto, chiudo ogni spiraglio verso il mondo, mi gongolo con me stesso danzando mentalmente su una vecchia canzone rhythm and blues dal sapore antico, con le imperfezioni di un vinile che scricchiola un po’, fruscìo dal sapore polveroso ad impreziosire momenti di musicale perfezione dell’anima. seduto, ballo con la mia splendida dama ottocentesca. il suo prezioso abito purpureo è l’unico mondo che ho voglia di scrutare. cerco di far evaporare tutto il sangue che ho in corpo per spossarmi fino a cadere in un sonno che non potrà essere primaverile-tutto-passerini-cinguettanti-e-fiorellini. sono l’angelo della solitudine, con la barba lunga e il volto stanco.
martedì 6 dicembre 2011
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