stamattina
sono riuscito ad acciuffare per la coda un brutto sogno che di lasciarsi
agguantare non ne voleva proprio sapere, lo stronzo voleva lasciarmi in omaggio
solo il suo carico di angoscia senza nemmeno il privilegio della
consapevolezza. il postaccio, ancora lui, nonostante si siano interposti
diversi anni tra lui e me, il mio piccolo auschwitz personale, annientamento di
ogni stralcio di umanità.
scribacchiare
è pensare senza fretta e ad alta voce. poco fa pensavo a Il libro
dell’inquietudine di pessoa: “considero la vita una locanda dove devo fermarmi
fino all’arrivo della diligenza dell’abisso… per tutti noi scenderà la notte e
arriverà la diligenza… godo della brezza che mi è data e dell’anima che mi è
stata data per goderla e non mi pongo altre domande, né cerco altro… se ciò che
lascerò scritto sarà letto e intratterrà qualcuno lungo il transito andrà
bene…. se nessuno lo leggerà né si intratterrà, andrà ugualmente bene…”. un bel
manifesto di nichilismo, disegnato con i tratti soavi di pessoa, non con quelli
violenti e dinamitardi di nietzsche, ma pur sempre nichilismo. la differenza la
fa lo stile. pensavo a questo, due minuti fa. e l’ho scritto. punto.
2 commenti:
due minuti fa pensavo che mi andava di scrivere qua pochi versi di gozzano. e lo faccio, punto.
'il mio sogno è nutrito d'abbandono, di rimpianto.
non amo che le rose che non colsi. non amo che le cose che potevano essere e non sono state.'
spero sempre nel tuo sorriso, siedi sempre nel mio mezzo centimetro di verità..
... potrei dire che apprezzo l'impeto di libertà, ti andava di scrivere questi versi e l'hai fatto... in realtà apprezzo ancor più l'esattezza delle parole che hai scritto...
[... inutile dire che apprezzo l'ospitalità in quel mezzo centimetro]
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