domenica 22 luglio 2012


stamattina sono riuscito ad acciuffare per la coda un brutto sogno che di lasciarsi agguantare non ne voleva proprio sapere, lo stronzo voleva lasciarmi in omaggio solo il suo carico di angoscia senza nemmeno il privilegio della consapevolezza. il postaccio, ancora lui, nonostante si siano interposti diversi anni tra lui e me, il mio piccolo auschwitz personale, annientamento di ogni stralcio di umanità.

scribacchiare è pensare senza fretta e ad alta voce. poco fa pensavo a Il libro dell’inquietudine di pessoa: “considero la vita una locanda dove devo fermarmi fino all’arrivo della diligenza dell’abisso… per tutti noi scenderà la notte e arriverà la diligenza… godo della brezza che mi è data e dell’anima che mi è stata data per goderla e non mi pongo altre domande, né cerco altro… se ciò che lascerò scritto sarà letto e intratterrà qualcuno lungo il transito andrà bene…. se nessuno lo leggerà né si intratterrà, andrà ugualmente bene…”. un bel manifesto di nichilismo, disegnato con i tratti soavi di pessoa, non con quelli violenti e dinamitardi di nietzsche, ma pur sempre nichilismo. la differenza la fa lo stile. pensavo a questo, due minuti fa. e l’ho scritto. punto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

due minuti fa pensavo che mi andava di scrivere qua pochi versi di gozzano. e lo faccio, punto.

'il mio sogno è nutrito d'abbandono, di rimpianto.
non amo che le rose che non colsi. non amo che le cose che potevano essere e non sono state.'

spero sempre nel tuo sorriso, siedi sempre nel mio mezzo centimetro di verità..

ilbattelloebbro ha detto...

... potrei dire che apprezzo l'impeto di libertà, ti andava di scrivere questi versi e l'hai fatto... in realtà apprezzo ancor più l'esattezza delle parole che hai scritto...

[... inutile dire che apprezzo l'ospitalità in quel mezzo centimetro]