se il rock è una
religione mick jagger è dio in terra porcaputtana. porcaputtana se lo è.
sinuoso magro e superbamente provocante, l’ho visto due volte e… e se il rock è
una religione lui è dio in terra. o il diavolo. il diavolo che canta il rock, che
danza il blues, che gioca esibendo sfarzosi costumi e colori sgargianti e
labbra plasmate nel più proibito dei
laboratori che si occupano della umane fattezze che calcano i palcoscenici di
questo pianeta. uno stupefacente pagliaccio milionario con le rughe del più
trasandato menestrello che campa narrando le storie semplici e cutanee del
blues diabolico e umano umano e antico quanto l’uomo e i tamburi e le danze e i
fuochi e i canti che sanno di pietra e maschere e legno e spalti e occhi che
ascoltano e sognano e….e quelle rughe così… così millenarie, di pietra e sabbia
e sale, il rosso che incontra il giallo e che bacia il blu.
a parte la barbetta più
lunga del solito in questo momento sono il mio mick jagger personale, magro e
nervoso e sinuoso, indosso una strana t-shirt rossa col cappuccio che mi copre
mezza pancia, maglietta appartenente (l’ho scovata qualche giorno fa) alla mia
bellissima musa dalle vene di ghiaccio… sono blueseggiante e maledetto al punto
giusto… violino e veleno e serpente, statua pagana e bacio e femmineo liquore
sgocciolante… sono bianco e nero, freddo e sporco al punto giusto, respiro
armonica e i miei occhi rilasciano riffs chitarristici millenari.
questa
notte sono semplicemente un dio del rock
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