mercoledì 26 novembre 2014

un po’ di tempo fa feci una piccola ricerca, qualche googleata, niente di complicato, per capire se potevo definirmi un sociopatico. il responso è stato negativo. resterò semplicemente uno che ama stare da solo, uno che odia le feste e tutte le occasioni che la gente usa per ammassarsi riunirsi ammucchiarsi, uno che quando squilla il telefono o il citofono o anche quando gli dicono “hey, scusa…” o anche solamente “senti…” pensa immediatamente e istintivamente a un’incombente rottura di coglioni. in verità anch’io, come tutti, sento l’esigenza di far prendere un po’ d’aria sociale al mio corpo e al mio cervello solo che, se la maggior parte delle persone sente quest’esigenza ogni giorno o ogni due giorni io la sento, chessò, una volta al mese, una volta ogni due mesi, cose così. [facciamo anche ogni tre mesi]. in genere, come relazione sociale, mi basta ad esempio un commento in questo blog. poche parole spontanee, senza sorrisini ipocriti e senza odiosissimi preamboli tipo “come va? tutto a posto?”. oppure mi basta spalancare la finestra che dà sulla strada e sentire un po’ di brulicante rumore mondano. ogni tanto, sempre più di rado, mi capita di recarmi in un centro commerciale. diomio, la gente va lì per svagarsi, per passeggiare! io dopo due minuti ho già le palle che mi girano come ruote di una formula uno lanciata in rettilineo, poi se la folla è tanta i due minuti diventano venti o trenta secondi. quando vedo agglomerati di persone che chiacchierano ridono e starnazzano chiassosamente, sul marciapiede, in piazza, dentro un bar o, appunto, in un centro commerciale, come se ognuno di loro avesse appena vinto dieci milioni di euro alla lotteria sento di non appartenere alla loro stessa razza, mi sento un alieno e allora sorrido dentro di me. ognuno sorride per quello che vuole. i motivi che suscitano i miei sorrisi interiori, la maggior parte della gente, ne sono sicuro, non riuscirebbe nemmeno a vederli.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Marsia sempre più riccio..