stanotte mi sento di
cenere, un fiume di sangue e tristezza che vaga senza denaro tra l’erba e la saggezza di un giardino
senza gente. mi ubriaco di oscurità e di male, sogghignando davanti alle
finestre che si chiudono festeggiando patetiche notti del tutto prive di
incantesimi. tutti si divertono nei loro cimiteri di fumo, privi di alcuno
splendore. la luna è scarna ed è il mio taxi per la città con le ossa lungo i
marciapiedi senz’anima. le pecore sono chiuse nell’ovile, al caldo riposo
preferisco una stupida passeggiata di cristallo. la musica è uno spirito che
lascio entrare nella mia notte. sono la fiamma di un accendino nella notte.
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