andato via. elegantissimo alieno e
pagliaccio. ti ascolto, e come sempre quando ti ascolto in piena notte, da
solo, nelle mie notti così mie, ti sento così familiare. e lo dice uno che
generalmente non avverte familiarità con le persone. cristosanto, quante volte
avrò sentito la tua voce? che cretinata scrivere come se ti parlassi. ma odio
sforzarmi e ora mi va di fare così. cristo, quante volte avrò sentito la tua
voce? ah, l’ho già scritto. che maestro sei stato nell’arte di indossare
maschere. hai attraversato la vita lasciando una scia di un sacco di cose. è possibile
sentire un vuoto quando chi se ne va nemmeno lo conosci? ma io ti ho sentito
tante di quelle volte, in tante di quelle notti. la tua voce è un pallido respiro
nella notte, la tua voce non tramonterà mai, con la tua voce ho innalzato
castelli di immagini impalpabili che, al sorgere del sole, si scioglievano come
un amore sognato. ti vedo camminare scalzo, vestito di bianco, alle tue spalle lasci
una traccia fatta di scorie di questo mondo, ti seguo con lo sguardo, senza
muovermi. tutt’attorno non ci sono muri, non esistono neanche le parole, il
linguaggio è finalmente un mare più bello di qualsiasi piumaggio. non ti dico
ciao e nemmeno buon viaggio. niente muri, niente fuochi, niente asfalto acciaio
cristalli specchi, niente nomi. solo bianco, solo mare. ti seguo con lo sguardo
accennando uno stralcio di sorriso.
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