martedì 5 luglio 2011

anziché leggere, o pensare, scrivo. per liberare la mente, farla respirare, dare voce al mio Io. è notte e domani ho tremila cose da fare, dovrei dormire. ma negare ossigeno alla mia anima è una cosa che non voglio fare. congedo il corpo e comincio a fluttuare. è la mia silente avversione alla schiavitù che mi tiene lontano dal letto, preferisco negare ossigeno alle diurne incombenze sociali. adoro esercitare la libertà di non farmi opprimere dalla quotidianità. tutti i miei sentimenti, ora, sono concentrati come un unico raggio laser, concentrati su me stesso. sono il sole di me stesso, cuore e anima s’incontrano, si abbracciano e si fondono in un tramonto che dà vita a questa notte solo mia. alzo lo sguardo al soffitto e vedo il cielo del deserto.









notte torrida
calda come l’affannoso
respiro
di
un triste diavolo
affaticato

suoni e rumori
lontani
la città
se n’è andata
mi
ha lasciato solo
vecchio e
abbandonato
distante da
occhi
inutili e
crudeli
dalla mia
finestra
il vuoto tendone di un
circo
tutt’attorno
fili d’erba
calpestata
cartacce e popcorn
la
carcassa di un carnevale
plastificato

notte nera
muta come
un cielo del
deserto
scompaio nel mio silenzio

m’inginocchio
nel mio
Io
prego taciturno
come un cadavere in
decomposizione
osservo
l’immobilità
della vita addormentata
mi
lascio sprofondare
nel
silenzio
della mia anima
pioggia delicata
a
bagnare le mie ossa
millenarie
respiro
l’aria
di mille notti
immaginate

la notte
è uno tragica
fiaba incantata
un
implosione di silenzi
una dannata
cerimonia
improvvisata

gorgogliano le angosce e le paure
le
insicurezze creano mostri da incatenare
spuntano fiori
incontaminati
tra
le erbacce dei pensieri arroventati
germogliano
creature
immaginarie

un vascello pirata
in un cosmo
straziante
fluttua
tremendo
solcando oscillante
l’oscuro
piacere
del male
“capitano, la
rotta è perduta
ci stiamo lasciando
portare
in un gorgo tremendo e
abissale”
il mare freddo e
nero
è
uno scosceso labirinto
macchiato di
sangue
animale

la neve è
la mia luce immorale
sono un cattivo
discepolo del mio mare
un giro di
blues
un dannato immortale
la
città
se n’è andata per sempre
per
stanotte
andata
senza
pensare
traspiro
veleno
un’armonica il mio
respiro
m’inebrio di
antico
sono un relitto
perduto
alla
deriva
nel mio canto
trascendentale




ora è la vita che passa che si ferma a guardarmi, sono il punto fermo mentre essa è un frammento che non mi fa fremere, sono solo col mio abisso e la vita è una lastra di vetro incastonata nella finestra. ora la vita è priva di alcuna utilità, è la mia anima che respira, la vita è solo un naso appiccicato al vetro della finestra. provo a formulare mentalmente una lacrima, come un fiore germogliato in un vasetto di terracotta. il cesto di frutta nato sul foglio di carta ha un antico sapore manufatto, lavoro di mani secolari prive di influenze salottiere. mi struscio contro la mia anima sanguinante in un gesto sensuale che non potete immaginare. risorge la mia incorporea dannazione che annichilisce ogni frammento di vita concreta. non c’è tempo, non c’è voglia di pensare al domani. esisto solo Io.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

... "sono passata a cercare qualcosa di buono da mangiare" ;) ...

... ti rileggo e sparisco ...

Anonimo ha detto...

..e io sabato vado a Nantucket.. 8) :musica

bambi from usa

ilbattelloebbro ha detto...

nantucket!!! supererezioneletteraria! :)