Niente di ciò che voi vedete mi tocca. Quella che io respiro è un’altra aria, quello in cui vivo un altro mondo. Il mio mondo maledetto ed incantato. Sono figlia della luna, concepita in una notte lontana senza stelle.Ai vostri occhi sono un’orfana priva di ragioni, di affetti e di sicurezze. Sono un intoccabile bellissimo fiore incontaminato. La mia casa è l’inferno. La mia casa è il paradiso. La mia casa non è qua. Schiamazzi di sotto, dodici piani più giù la solita formicolante parvenza di vita a cui non appartengo. Sprofondo nel confortante abbraccio sicuro della mia solitudine, altre braccia non mi potranno mai abbracciare. Passo amabilmente una mano, con le dita allargate, tra i miei capelli lisci e neri come preziosi fili di una stoffa tessuta dagli angeli del cielo tra note di arpe e violini tristi e meravigliosi. Metto i Pearl Jam, track n.2 even flow, alzo il volume. Alzo il volume e tracanno una megasorsata di Jack, sorrido e allargo le braccia al centro della stanza come il più bello e distante degli albatri, altra sorsata, accendo una sigaretta reclinando la testa all’indietro, la punta del naso che guarda il soffitto, i capelli l’unica carezza ammessa lungo la schiena incantevole come una nuda bianchissima spiaggia deserta in un pomeriggio soleggiato d’inverno, accenno un sorriso solo per me, un bacio alla bottiglia e decido di uscire. Mi vesto, t-shirt bianca a maniche lunghe, jeans, converse nere e giubbino stretto in pelle nera, nera come i miei occhi, come i miei capelli, come il fondo impenetrabile dei miei pensieri...
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