“riflessioni seduto davanti alla notte”
Vorrei
dei miei più bei ricordi
fare una collana
che indosserei
nei giorni più neri.
Vorrei poter conservare
nel mio cuore
un po’ dell’aria
fresca e libera
della notte…
Un pipistrello
svolazza continuamente
e mi fa un po’
di compagnia.
Le sue ali
fendono la notte
la quale ricicatrizza
subito le subdole ferite
colmandole
di nuovo buio
che si unisce
immediatamente
all’inscindibile
manto nero.
Oh mio dio della notte
i tuoi occhi splendenti
mi salutano
e mi parlano
col loro astratto
linguaggio di luce
e la luna…
Vorrei avere un po’
della sua bellezza
qua affianco a me!
So di essere superbo
ma qual uomo
può non desiderare
tanta bellezza
irraggiungibile?
Son qua seduto
piccolissimo nel buio
e tutta la mia
invisibile bellezza
prende forma
solitaria e silenziosa
come una lucciola
nel più profondo
e oscuro baratro.
Oh miei cari angeli
amori andati via
per sempre
dalla mia vita
desidero dirvi
che non si spegnerà
mai
il lume da voi
acceso nel
mio cuore pietrificato
sempre splenderà
in me
la luce
del vostro indimenticabile
amore
di cui ora
sento tanto la mancanza.
Oh mia amica notte
sei forse tu parente
dell’altra
immensa nera signora?
In questa notte
son sicuro
da qualche parte
nel cielo addormentato
e sognante
viaggia un cavallo alato
fatto di luce
che raccoglie
tutti i pensieri
e le parole
di chi
come me
affida le proprie emozioni
a te
cara amica Notte.
Seduto
solitario e silenzioso
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“macabra e triste processione”
non vedo l’ora
di terminare
questa macabra
e triste processione.
sono stanco
non m’importa
dove o quando arriverò
voglio solo metter fine
alle sofferenze quotidiane.
sono sempre più stanco
ogni giorno che muore
uccide una mia cellula
il mio corpo
riflette la gioia di vivere
che è in me.
le giornate impietose
spariscono alle mie spalle
lasciandomi addosso
il loro sconvolgente
peso insopportabile.
sono troppo stanco
per andare avanti
non ho più le forze
necessarie a sorreggermi
in questo calvario
triste e solitario.
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Muoio.
Anche stasera
sento di morire
così come ieri sera
e ieri l’altro anche.
È una morte lenta la mia
la mia giovine esistenza
si consuma
sotto i famelici
continui morsi
del baratro
che pian piano
m’inghiotte.
Anche stasera,
come le altre volte,
cerco di rivolgere i miei
ultimi pensieri
a qualcosa
ma non ci riesco
e mi ritrovo con la penna in mano
ad imbrattare un foglio
che vorrei fosse
la mia lapide
che facesse ombra
sul mio letto di morte.
per questo
chiedo perdono a Dio
ma non posso più
andare avanti
“ho voglia di rumore”
ho voglia di rumore
di nessun amico
gridare di terrore
tendere l’arco
odiare qualcuno
ripulirmi da me stesso
bere sporco
stuprarmi l’animo antico
allontanarmi dalla vita elitaria
consumarmi e insudiciarmi
1 commento:
uguale.. ai tempi un pò più romantico, forse, ma inconfondibilmente lo stesso..
grazie, marsia..
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