ascolto la cover di new age dei velvet
underground interpretata da tori amos, mi piace tantissimo. fuori tempo da
heroes, l’album di bowie. il signor david robert jones decise di chiamarsi
bowie prendendo il nome da una lama, un coltello, il bowie knife. credo che la
frase “restare solo per tutta la vita” sia una lama, all’inizio può far paura,
spaventare per la sua affilatezza e letalità poi… per le medesime qualità può
essere di conforto. poco fa è emersa, dai miei pensieri, quella frase.
inizialmente mi ha spaventato ma lo
spavento è durato pochi istanti. successivamente è subentrata una sensazione di
confidenza, il piacevole rendersi conto di non mentire a se stessi. il proprio
inferno può persino essere una stanza confortevole, con spessi tendaggi di
velluto nero e rosso. non traspaiono promesse o bugie (che forse sono la stessa
cosa). nero e rosso, buio e sangue, solitudine e lesioni roventi. se guardo verso
la costa posso vedere il mio fumoso porto, sul molo alcune, pochissime persone,
tre o quattro. che osservano come prendo il largo, fino a sparire nella nebbia,
nel grigio, nel plumbeo mistero da cui mi lascio inghiottire come un
innamorato, come un disperato, come un sonnambulo che ha scelto di non
svegliarsi. le stesse persone che mi hanno visto sorridere almeno una volta. il
mio porto, la mia caverna, il mio fondale, il mio inferno personale.
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