giovedì 26 luglio 2012


ho vomitato l’anima insieme alle viscere a ad un po’ di rancido materiale marrone. la scenografia sempre la stessa: notte, totale solitudine, io piegato in due sul pavimento, con le ginocchia e la fronte a contatto con le mattonelle bianche del pavimento del bagno. ora viscere inquiete, un crampo allo stomaco non fortissimo ma dannatamente incessante, fa caldo ma la mia pelle è pallida e sudata, gli occhi sanguigni per via dei conati di vomito, l’espressione del viso, quella credo di non riuscire a descriverla bene ma è una maschera di sofferenza, il naso arricciato senza sosta, i muscoli facciali, agli angoli della bocca, sulle guance e sino agli zigomi, tesi, contratti, lo sguardo, dietro quegli occhi arrossati, uno sguardo spento come quello di un pesce invenduto sul bancone di un pescivendolo quando è ora di sbaraccare e chiudere bottega. e dietro quello sguardo, che ci crediate o no, un dimesso sorriso privo di forza ma provvisto di un pizzico di sarcasmo: la notte è innocente e confortevole per il resto del mondo, che ora sta dormendo con membra di infante sano e accudito, per me di dormire non se ne parla di sicuro, attenderò l’alba come una sentinella. mi sovviene un passo di un salmo penitenziale comunemente noto col nome “de profundis”: “…l’anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all’aurora…”. sempre piaciuta quella frase.
due passi per una camomilla al microonde che vorrei aromatizzata col rosmarino (nemmeno un rametto nel freezer, funk!), incrocio uno specchio che mi restituisce una faccia così segnata e sofferta che in confronto il vecchio, quello del vecchio e il mare di hemingway, sembrerebbe un fighettino alla cristiano ronaldo. se l’ispezione al frigorifero mi ha causato la delusione per il rosmarino mancato, in compenso mi ha donato la soddisfazione di aver trovato una bella lattina di coca cola (quando comincio a stare un pochino meglio, in questi casi, un vero toccasana, meglio dell’acqua fresca in pieno sahara). una nota di cronaca: un’oretta fa, mentre abbracciavo e quasi baciavo la bianca tazza del cesso, un improvviso fracasso nel soggiorno. il chiodo sulla parete ha deciso di piantare in asso il quadro della mia povera Cry, che è stramazzata al suolo ma sta bene. dolce, pallida, sofferente ed empatica Cry…

2 commenti:

senzaLogica ha detto...

Ricordi diversi tuoi appuntamenti con le mattonelle del bagno.
Riguardati :))))

tuttoilniente ha detto...

bellissimo, marsia...