i
carboni ardenti, dentro il mio stomaco, nei polmoni e nel cervello, bruciano
senza fiamma, ricordandomi che sono sempre ad un passo dall’inferno.
tra
la semioscurità della caverna e l’ingresso illuminato dal giorno morente, in
controluce, la sagoma silenziosa del lupo che avanza con lentezza, quasi
danzando. il momento del crepuscolo è perfetto per decidere di trascorrere la
notte lontano dai miei simili, nella caverna di pietra antica molto più degli
uomini e delle loro sciocchezze. il suolo è del tutto privo di terra o polvere,
pietra dura e fredda appena spazzata dai fantasmi della foresta. con docili
movenze educate si distende sul pavimento pietroso come il più fidato dei cani
da guardia. presto ci abituiamo l’uno alla presenza dell’altro. sul palmo della
mano sembrano tre schegge di una pietra preziosa, i vetrosi frammenti donatimi
nel pomeriggio da uno degli uomini della foresta. loro chiamano quei cristalli
“la luce che fa vedere le cose”, così mi ha detto. un goccio di rum dalla
borraccia e quelle tre scaglie rilucenti fanno parte di me, riposte con cura
nel tenebroso antro del mio corpo. lascio che la fatica della giornata si
depositi tra i muscoli e le ossa, cerco di non pensare alle cose umane, mi
abbandono ai suoni lontani della notte che avanza. attendo che sogni non umani
mi vengano a trovare.
3 commenti:
C11H15NO2 ?
.... mmmm magari qualcosa di simile, boh! chi me l'ha data ieri notte ha detto che si chiama "la luce che fa vedere le cose" .... ma forse era solo una mia fantasia e la caverna era il mio appartamento... comunque mi è piaciuto il suo intervento, estremamente.... "sintetico" ...
Mi fa piacere che tu l'abbia colto e apprezzato. Purtroppo la "sintesi" non è apprezzata come meriterebbe...
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