sabato 8 settembre 2012

nessuno vuole leccare le mie ferite? la mia pelle trasuda sangue e sudore, sofferenza che viene a galla. la sofferenza di un pagliaccio smaschera sempre una grande tristezza, colpisce tanto perché è imprevedibile, quasi inconcepibile. credo di averlo già scritto in un’altra occasione, mi vedo disteso come il cristo morto del mantegna, il mio corpo abbandonato in un giaciglio solitario, nessun volto a versare lacrime o elargire uno sguardo sincero, profondo e addolorato. non sono morto, la mia pelle traspira una sofferenza che nessuno può toccare, una specie di veleno che mi è stato dato in dono dalla nascita. adoro quando mi sento così, estremamente vulnerabile e al contempo forte, duro e fragile, solo come uno specchio abbandonato senza nessuno di fronte. se raccontassi queste cose, della mia amicizia con la mia splendida dama ottocentesca, mi sentirei dare dei consigli per abbandonarla, per normalizzarmi, “mediocrizzarmi”, consigli tendenti, in sintesi, ad una più robusta applicazione di cerone e nasino rosso, applicazione magari costante. come si dice, la cura è peggiore del male. fare il pagliaccio mi ucciderà, ne sento sempre più il peso. vorrei essere libero, vorrei liberarmi…

3 commenti:

sarah ha detto...

Tempo fa scrissi che il tuo corpo ("martoriato e abbandonato") mi faceva pensare alla Pietà di Michelangelo. Una bellezza estremamente sofferta e sublime, quasi insostenibile... non è tanto il non voler leccare le tue ferite, lambirle amorevolmente, quanto poterlo fare: accostare le labbra al derma lacerato e suggere il veleno che da esse sgorga insieme al sangue è un gesto intimo, il più intimo di tutti, e bisogna poter comprendere e sostenere tanta intensità. Ma non giaci esanime e inosservato... non ho mai smesso di osservarti commossa e di leggere le tue parole (e come sempre,tu svanisci quando ti leggo, restano solo loro, le parole...)

senzaLogica ha detto...

Datti una pulita e andiamo a mangiarci un gelato, dai su.
Ovviamente deve venire anche la tua dama ottocentesca.

tuttoilniente ha detto...

mentre scrivevi, io ero a casa.. a casa del mantegna, a mantova, mi piace tanto quella città