Ho incontrato Rimbaud in un sogno, sedevo con lui ad un
tavolino all’aperto, in una modesta pizzeria chissà dove. Lui era vecchio,
settant’anni o forse più. Abbiamo parlato, io ho parlato con Rimbaud, poi
quando si è stancato di stare seduto, con la sua citroen squalo mi ha portato a
visitare un’immensa cattedrale tutta bianca, sperduta nel deserto. Era notte
fonda, eravamo soli.
Gli ho chiesto cosa pensasse del Rimbaud scrittore, del Rimbaud che
tutti noi conosciamo. Mi ha detto che anche lui vede quel Rimbaud come una
persona distaccata da sé, una persona che non c’è più. Il Rimbaud che noi
conosciamo è il ragazzino con una splendente e avvampante forza interiore, ciò
che scriveva altro non era che quella divampante forza che gli bruciava dentro
le vene. Era un ragazzino semplicemente odioso, una vera canaglia, irriverente
nei confronti di tutto e tutti, un ragazzino insopportabile. Quando gli ho
chiesto delle sue numerose fughe di casa ha sorriso, per qualche momento è
stato in silenzio con il mento un po’ sollevato e lo sguardo perso chissà in
quale infinito, poi ha detto che era sempre quella fiammeggiante e
incontenibile forza interiore a far sì che non stesse mai fermo. Quando gli ho
detto che oramai è considerato all’unanimità uno dei massimi scrittori di tutti
i tempi, con la semplicità di un anziano che ne ha vista tante, mi ha detto che
era solamente un ragazzino con dentro un intero sole, con dentro un inferno
urlante e scomposto, era una brace sputata dal cuore dell’inferno. “Ora”, mi ha
detto, “quello che hai davanti è solo un rugoso pezzetto di carbone freddo, che
ruzzola stancamente nei sogni di qualche anima trasognata”. Questo è solo un
frammento del mio incontro con Rimbaud, un incontro che non speravo di fare, un
incontro che mai scorderò.
2 commenti:
quante minchiate
...un ragazzino con dentro un intero sole, un inferno urlante e scomposto.. mi piace tanto questo accostamento.
La 33enne berlinese
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