sono soffice e
dilatato come la creatura di un sogno.
che palle doversi sforzare di essere equilibrati! forse amo così tanto la
solitudine solo perché così non devo sforzarmi di sembrare equilibrato. da solo
faccio salti e tuffi stupefacenti, percorro deserti e cieli, mi pugnalo il
cuore se mi va, mi nutro di buio, mi
disseto con parole musicali, squarcio a morsi un fiore, e se mi va parlo,
magari scrivendo, ma parlo come va a me, me ne frego del sole, della compagnia,
delle mie stesse ossa. il mare che ho dentro a volte è così cupo e fondo, avete
mai visto il mare dal ponte di una nave che naviga distante dalle coste? è così
nero e profondo che incute timore. io a quel timore ci ho fatto l’abitudine,
non smette di infondere paura, d’accordo, ma l’abitudine rende più…. non so,
non trovo le parole. non più coraggiosi, e nemmeno più freddi e insensibili,
nemmeno più miopi o incoscienti. forse un po’ tutte queste cose, forse,
semplicemente, non sono bravo a scrivere. non abbastanza, tutto qua.
da qualche parte
stasera, nella mia città, una ragazza che odia il pesce è andata a mangiare in
un sushi-bar. ha mangiato solo il riso, come un assetato che lecca la buccia di
un frutto maturo e non ne assapora la polpa succosa. una ragazza che odia il
pesce e va in un sushi-bar è pura poesia, è autolesionismo vissuto con splendida
leggerezza. “la sushi-girl che odiava il pesce”, mi piace tantissimo come
titolo. c’è un’esotica sensualità controbilanciata da un tocco di odio, una
coppa di veleno servita con un ombrellino colorato come ornamento. la notte
della città inghiotte con le sue luci impure, con i suoi rumori polverosi, una
bocca da qualche parte inghiotte il riso scartando il pesce. il locandiere
dagli allungati occhi lastricati di un nero ardente disse “i miei piccoli cigni
bianchi e fiammeggianti si fermeranno davanti alle finestre della casa ricca di
conchiglie e si specchieranno come spiriti in un giorno freddo con pochi
colori”. lei, la sushi-girl, spirituale orchestra in un banchetto di
lapislazzuli, continuava a scartare il pesce e ad inghiottire solo i bocconcini
di riso. processioni di corpi malati per le vie, un campanile esala i suoi
ultimi sospiri, un castello rivela segreti ad orecchie stonate. la sushi-girl,
per tutta la sera, ha mangiato solo il riso.
1 commento:
Era bello sentirti sorridere :-) se solo la sushi girl sapesse cosa ha ispirato.... eheheheh
Elena
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