Continuano ancora a vedermi come un pagliaccio vestito di
pelle nera, il mio volto dagli zigomi pronunciati e la mia chioma leonina la
vedo in un’infinità di poster, magliette, adesivi appartenenti a gente che non
ha la più pallida idea di chi ero, di cosa ero. D’accordo, ero anche quello, un
luccicante ingranaggio dello show business. Nessuno mi vede mai nella
solitudine di una scalcinata stanzetta, mentre tranquillamente leggo per ore,
in silenzio. O mentre trascrivo i parti della mia mente, fecondata da letture,
film e da qualche acido. Una delle cose che affascina la gente è la mia
inclinazione all’autodistruzione. Probabilmente, in primis, perché è una cosa
contro natura. Normalmente la gente si fa in quattro per mantenere bassi i
livelli di colesterolo nel sangue o cose così. Poi perché la violenza da sempre
attrae le persone, ben lo sapevano gli imperatori romani che per farsi
benvolere organizzavano i loro giochini. Vedere una persona che si fa del male,
che si brucia temerariamente, affascina la gente. Io, anziché uccidermi, o
farmi uccidere dalla vita, ho deciso di uccidere la vita. Dovevo scrivere
canzoni, fare servizi fotografici, interviste, trasmissioni tv, spettacoli
vari? Bevevo efferatamente per restare me stesso, per non diventare un prodotto
per famiglie benpensanti, carino e preconfezionato. Era un modo di chiudermi in
me stesso mentre, allo stesso tempo, deflagravo come un vulcano con variopinti
zampilli provenienti dal magma della mia mente. Un esempio di come la vita
cerca di ucciderti? Quel cazzo di processo, che succhiò così tanta linfa dalle
mie vene. Oppure tutte quelle stronzatine che subdolamente ti inculcano sin
dalla nascita, lavorare sodo per comprare tutte le cose che loro ti dicono di
comprare, per diventare come loro ti dicono che devi diventare. Ed io bevevo,
sempre, continuamente, sempre. Mi piacerebbe parlarvi di cosa provavo nel fare
musica, del mio periodo parigino, di come mi prendevo gioco di chi faceva un
sacco di soldi attraverso la mia immagine, sapete, c’era sempre un pizzico
d’ironia in tutto quello che facevo. Poi mi piacerebbe parlarvi di Pam. Ma lo
spazio concessomi è finito.
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