martedì 4 dicembre 2012

Edgar Allan Poe

Ci sono persone che nascono nella bambagia, tra agiatezze, comodità e ricchezze, e la fortuna sembra non abbandonarle mai per tutto il corso della vita. Io non faccio parte di questa schiera ma, anche se non sono nato tra opulenze e benessere, amo la storia dei miei sventurati genitori che mi misero al mondo: lui s’innamorò di un’attricetta girovaga molto bella, priva di talento ma molto bella e il pubblico se non altro la apprezzava per via della sua bellezza; lui, mio padre, che di talento per la recitazione ne aveva ancora meno, decise di seguirla e diventò anch’egli un attore girovago, e la sposò. Ben presto si trovarono a girovagare come dei poveracci e praticamente, quando io avevo appena due anni, morirono di fame e di stenti, praticamente morirono di miseria a poche settimane di distanza l’uno dall’altra. Mi adottò poi un ricco mercante di nome Allan, in seguito sposai mia cugina tredicenne Virginia, che dopo dieci anni morì di tubercolosi. Dio, quanto amavo quella donna, nessun uomo ha mai amato tanto una donna. La sua morte mi fece sprofondare in un cupo oceano di sofferenza, dolore e desolazione e cominciai a bere molto, molto di più di quanto già facessi. Una malinconia nera come il petrolio offuscò per sempre la mia anima, come un velo intessuto di amarezza, disperazione e tormento. Scrissi intingendo il pennino in quel calamaio che era la mia anima, colma di un inchiostro scuro, denso di dolore e afflizione, dove non penetrava un solo raggio di luce. L’alcol mi aiutava ad immergermi nelle mie fantasie intrise di un infinito sconforto e venate di un’indomabile angoscia, e nell’ebbrezza alcolica mantenevo prodigiosamente la lucidità per scrivere con un’esattezza limpida e  metodica. Quando penso all’uomo medio, accorto e misurato, oculato, previdente, parsimonioso, mite e moderato, ebbene io ero l’esatto opposto. Ho vissuto nella miseria, trascinato da un’incessante bufera di infelicità e mestizia, un corvo sferzato dal freddo di un inverno persistente che è durato una vita intera.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

letto d'un fiato! quanti ricordi adolescenziali portati a galla...

Anonimo ha detto...

Se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare in te...