la mia splendida dama ottocentesca mi
è così vicina stanotte, si avvicina sempre più, si avvicina e mi bacia, fredde
tiepide calde labbra mi baciano facendomi sprofondare in un sordo abisso più
profondo dell’occhio del malinconico demone della depressione. nero e viola e
rosso acceso in cui sprofondare privo di speranza, un tuffo cieco in un mare
del tutto ignoto, famelico e ostile. ci sono da sempre certe immagini che mi
accompagnano fedeli. una di queste è la fucilata che hemingway si sparò alla
testa. quella fucilata io l’ho sentita, ne ho sentito il rumore, l’odore, da
sempre. ma forse non mi capite. il frastuono della schioppettata, l’odore della
polvere da sparo, li ho sempre avuti nelle narici, sin da bambino. ma forse non
mi capite. a volte penso che se fossi stato un grande scrittore, uno dei miei
eroi, avrei ugualmente avuto il mio circo. magari pieno di soldi e festini ma
sempre di circo si tratterebbe. ho sempre avuto negli occhi, nel naso e nelle
orecchie quello sparo. con certe cose ci si nasce, c’è poco da fare. sono cose
radicate nei tuoi globuli rossi, nelle cellule del tuo animo, e tutte le altre
cose che durante la vita ti sfiorano la pelle, quelle sono solo contorno.
patatine fritte, verdure grigliate, patate al forno, insalata. ma la bistecca è
un’altra cosa. chi non ha mai sentito quello sparo non potrà mai capirmi. e
pace all’anima sua.
1 commento:
è stato un altro sparo altrettanto drammatico a penetrarmi molti anni fa.
quel suono assordante farebbe tacere chiunque, almeno per un minuto.
non sopporto più le voci, i discorsi, non sopporto loro... mi portano via da dove vorrei essere, mi ammorbano e tutto quello che vorrei fare è stare in pace e in silenzio.
maledetti circhi.
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