il coraggio, ai tempi della
mia giovinezza, campi di prigionia, città bombardate, paure perennemente
appiccicate alla pelle come tante zecche pulsanti che ti aspirano dal profondo
la voglia di tirare avanti. il coraggio a quei tempi era una sottile lastra di
vetro che se esibita poteva essere infranta con infinita facilità. potrei
sembrare presuntuoso a molti di voi ma io, qualche brandello di quel che
coraggio ce l’ho, radicato nei miei geni, nascosto e appiccicato caparbiamente
ai miei globuli rossi. la società in cui sono, volente o nolente, nato e
cresciuto, il benessere, hanno infiacchito apparentemente quel coraggio che,
comunque, fa parte dei miei geni di battello ottocentesco. ho vissuto il
vietnam, la guerra di secessione, la prima e seconda guerra mondiale, ho
vissuto carestie e pestilenze, la mia pelle è un libro di storia senza voglia
di fare alcuna propaganda. non parlo a vanvera e le mie parole non vogliono
mancare di rispetto a chi ha sofferto. ho conosciuto anche una bellissima
14enne di nome anna frank, non ascoltava i talking heads ma era una meravigliosa
adolescente, di quelle che se ce ne fossero di più la marmaglia che popola il
mondo apparirebbe meno simile ad uno sterminato gregge. la mia pelle ha
conosciuto tutto ciò. e anche oggi posso vantarmi di conoscere una piccola anna
frank. vorrei che lei lo sapesse che per me, lei, è una piccola anna frank.
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