il mio soggiorno, pieno dei pensieri miei, è un
inferno notturno e perverso, ci navigo in stretto e largo, fino all’alba sbatto
la testa contro le onde, fino a che arriva la consapevolezza che non riuscirò a
compiangermi. mattone dopo mattone edifico la mia cappella sconsacrata. una
rosa dei venti, fatta di luce accecante, affrescata nella volta, una peste
dilagante nel mondo. delicatissime le mie mani ringiovanite sono intellettuali
appendici del tutto prive di ombre, voci di callas e disegni di Raffaello,
parole di Dante volteggiano come angeliche ammaliatrici. le personcine che mi attorniano
chissà se ce l’hanno un’anima (forse è atrofizzata come un chicco d’uva passa).
probabilmente, se ce l’hanno, è muta e non ha molte pretese. la mia vuole
cielo, vuole giocare come un aereo di carta. a lei piace provare a volare.
periodo di danze spaziali, sterminate distanze sociali. da oltre due mesi non
scambio una sola parola con un briciolo di quasi-piacere, annullerei volentieri
gli spettatori che mi attorniano. sto così bene da solo. chiuso nel mio buio
non ho voglia di nessun altro sangue che non sia il mio.
1 commento:
questa necessità di cambiare font, ogni tanto..
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