venerdì 29 marzo 2013


il mio soggiorno, pieno dei pensieri miei, è un inferno notturno e perverso, ci navigo in stretto e largo, fino all’alba sbatto la testa contro le onde, fino a che arriva la consapevolezza che non riuscirò a compiangermi. mattone dopo mattone edifico la mia cappella sconsacrata. una rosa dei venti, fatta di luce accecante, affrescata nella volta, una peste dilagante nel mondo. delicatissime le mie mani ringiovanite sono intellettuali appendici del tutto prive di ombre, voci di callas e disegni di Raffaello, parole di Dante volteggiano come angeliche ammaliatrici. le personcine che mi attorniano chissà se ce l’hanno un’anima (forse è atrofizzata come un chicco d’uva passa). probabilmente, se ce l’hanno, è muta e non ha molte pretese. la mia vuole cielo, vuole giocare come un aereo di carta. a lei piace provare a volare. periodo di danze spaziali, sterminate distanze sociali. da oltre due mesi non scambio una sola parola con un briciolo di quasi-piacere, annullerei volentieri gli spettatori che mi attorniano. sto così bene da solo. chiuso nel mio buio non ho voglia di nessun altro sangue che non sia il mio. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

questa necessità di cambiare font, ogni tanto..