poesia senza versi. nella quotidianità mi capita di vedere persone
condannate, persone con la morte dentro. una morte che ti è cresciuta dentro
senza neanche farti la cortesia di chiederti il permesso. si chiama cancro. un
bambino indesiderato che ti cresce dentro nutrendosi della tua carne,
succhiandoti i giorni futuri. le persone dotate di un minimo di cultura o
quelle accarezzate dalla mano dell’introspezione vivono la loro gestazione nel
silenzio. in silenzio danno da mangiare ai piccioni, forse è come se tentassero
di regalare un po’ di vita, non so. il diavolo che dà la mano alla filosofia,
loro due che danzano assieme, loro due che vanno in giro a braccetto. quando
sai di essere condannato le persone che ti sono vicine, se ce ne sono, sono
lontane. sei solo col tuo ultimo giro di walzer. che non è nemmeno tuo. io,
immerso nella mia distanza, nella mia diversità, vedo tutto ciò. quando c’è il silenzio c’è una certa nobile
dignità in quell’attesa. una gravidanza che porta alla morte. c’è un sentore di
poesia in tutto ciò. io lo sento, io lo vedo. in silenzio…
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