da bambino leggevo e ascoltavo (sui 45 giri) le fiabe, le solite,
cappuccetto rosso, biancaneve, cenerentola, hansel e gretel, il brutto
anatroccolo. secondo jung le favole sono l’espressione più pura dell’inconscio
collettivo, l’inconscio di una civiltà, di una comunità, di un popolo. non mi
era mai capitata tra le mani la favola dell’uccello di fuoco. cresciuto di
qualche anno mi capitò però tra le mani il cd dell’opera di stravinsky, basata
appunto su quella fiaba. e lessi così la favola dell’uccello di fuoco.
un principe
sognò una bellissima principessa, al risveglio sentì di essersi innamorato di
quella creatura così bella e radiosa e giurò che avrebbe cercato quella donna
così bella con tutte le sue forze. lasciò il suo castello e si mise in viaggio,
attraversando boschi e montagne innevate. una sera, mentre il sole si
apprestava a lasciare il giorno per lasciare spazio alla notte incombente (al
tramonto, insomma…. che giri di parole batt!) vide un bagliore sulla sua testa,
alto nel cielo; capì che si trattava del leggendario uccello di fuoco e pensò
che quella creatura l’avrebbe guidato dalla sua amata principessa, decise
quindi di seguire l’uccello infuocato. giunse al cospetto di un ripido
promontorio roccioso, l’uccello si librò alto nel cielo e sparì dalla vista del
principe il quale, armatosi di coraggio e determinazione, smontò da cavallo e
si mise a scalare il promontorio roccioso. giunse davanti ad un agghiacciante,
inquietante giardino, pieno di erbacce e soprattutto di strane statue di
pietra, alcune raffiguranti spaventosi mostri, altre esseri umani che
sembravano uomini veri e propri intrappolati nella pietra. il principe vinse la
paura di quelle tremende creature di pietra e vide all’orizzonte un
terrificante castello, sentì (la forza dell’amore? boh) che la principessa dei
suoi sogni doveva essere imprigionata là dentro e si avviò verso il castello.
ad un certo puntò notò l’uccello di fuoco che si stava cibando dei frutti di un
albero d’oro, si avvicinò silenzioso e lo afferrò, la creatura infuocata si
dimenò e conficcò gli artigli affilati nelle braccia del principe il quale non
mollò la presa e riuscì alla fine a domare l’uccello (una scena che ricorda
l’addomesticamento del drago volante nel film avatar, che ho visto recentemente
per la prima volta… non divagare batt, concentrati sulla fiaba!). mmmm dov’ero
rimasto?
il principe
si avvicina al portone del castello ma ecco che sente dei rumori minacciosi, si
volta e vede che le statue di pietra stanno prendendo vita e cominciano ad
inseguirlo allungando braccia scheletrite, tentacoli, artigli e quant’altro. un
lampo risplende nel cielo, si apre il portone del castello e compare lo
stregone, il signore di quella fortezza, che con un ghigno malefico si rivolge
al principe: “sei venuto fin qui per portarmi via la mia principessa, la più
bella di tutte, colei che ho scelto per farla diventare la mia sposa?”. in
tutta risposta il principe tentò di scagliarsi contro lo stregone ma non ci
riuscì perché le sue gambe erano immobili, stava praticamente diventando una
statua di pietra. poteva ancora muovere le braccia e si ricordò di una penna
che aveva strappato all’uccello di fuoco, la estrasse dalla tasca e la agitò in
aria, in un battibaleno l’uccello giunse volando, splendente come un sole,
lanciò un incantesimo contro lo stregone e le statue animate che si
addormentarono di colpo mentre il principe fu di nuovo in grado di muoversi.
“muoviti” disse l’uccello “il mio incantesimo non dura a lungo e tra poco le
statue e lo stregone si sveglieranno. devi trovare la cassetta nella quale è
contenuto l’uovo che contiene lo spirito dello stregone, scava nel punto che ti
indicherò”. il principe scavò nel punto indicatogli, inizialmente con la spada
che presto si spezzò (cass di spada di merda, ma con tutti i soldi che ha un
principe va a comprarsi la spada all’ikea?), continuò a scavare con le mani
nude fino a quando trovò la scatola. intanto le statue cominciavano a
rianimarsi e un occhio dello stregone si era già riaperto, il principe tentò
invano di aprire la cassetta mentre le statue gli erano già addosso e lo
stregone brandì con ferocia il suo bastone magico, l’uccello di fuoco lasciò
cadere dall’alto una sua penna che, posandosi sulla cassetta la aprì. il
principe afferrò l’uovo contenuto all’interno della cassetta e lo scagliò
contro una roccia, invano le braccia e i tentacoli dei mostri tentarono di
salvare l’uovo che si frantumò contro la pietra. in quell’istante i mostri e lo
stregone sparirono e il giardino cambiò totalmente aspetto, comparvero tanti
uccelli cinguettanti nell’aria, mille fiori sbocciarono esalando un gradevole
profumo e le statue con sembianze umane diventarono uomini, si spalancò il
portone del castello dal quale uscirono dodici principesse che andarono felicemente incontro ai loro innamorati. alle
spalle delle dodici principesse giunse la principessa più bella, quella sognata
dal principe, i due si abbracciarono mentre sopra di loro volava l’uccello di
fuoco, spendente come un accecante sole dorato.
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