lunedì 20 maggio 2013

un’altalena, perpendicolare al suolo il circo, ai due estremi i miei abissi. timbro il cartellino e faccio il grigio pagliaccio mimetizzato, appena posso bungee jumping nei miei bui, profonde solitarie immersioni in ciò che voglio, ciò che desidero, che sia una dose di Letteratura, di puro niente, un apocalypse now o il settimo sigillo, scrivere di getto come sanguinare, la mia valvola di sfogo, pugnalata nel costato. o cucinare solo per me un brasato, ascoltare syd barrett in piena notte con cento fiammelline che ondeggiano tra le mie-solo-mie quattro mura, colorarmi ed annientarmi nel mio bosco infischiandomene del tempo e della giornata che attende a due passi dall’alba. stanotte sento i fiori sanguinare (autocitarmi solletica il narcisismo e l’autoironia eheh). comunque li sento davvero. e per dirla tutta “… vedo corpi pallidi, crudi e selvaggi come muffa dalle dita tiepide, lacrime di neve a innaffiare freschi sacrifici”. momento autocelebrativo in una notte solo mia, le mille e una notte mi fanno un baffo, ho vissuto centomila notti tra le sconfinate pareti della mia scatola cranica. centomila notti, quasi altrettante piccole morti. ricordo con affetto le mie notti adolescenziali asserragliato nella mia stanzetta, ad ascoltare notturni programmi radiofonici e a scribacchiare-sanguinare. all’epoca l’altalena consisteva nel fingermi un normale adolescente che faceva le normali cose che ci si aspetta da un normale adolescente. il talento del pagliaccio non mi è mai mancato. per questo nessuno mi conosce sul serio. “sii sempre te stesso”, balle. a nessuno è concesso questo privilegio. forse solo ai mediocri. e ai folli. ad ogni modo il cerone e il nasino rosso sono i miei cupi tendaggi che proteggono un’anima dalla luce della mediocrità. ho l’anima fotosensibile, forse. magari la mia anima pallida ha anche delle deliziose e impercettibili lentiggini, chissà. 

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