un’altalena, perpendicolare al suolo il circo, ai due estremi i miei
abissi. timbro il cartellino e faccio il grigio pagliaccio mimetizzato, appena
posso bungee jumping nei miei bui, profonde solitarie immersioni in ciò che
voglio, ciò che desidero, che sia una dose di Letteratura, di puro niente, un apocalypse
now o il settimo sigillo, scrivere di getto come sanguinare, la mia valvola di
sfogo, pugnalata nel costato. o cucinare solo per me un brasato, ascoltare syd
barrett in piena notte con cento fiammelline che ondeggiano tra le mie-solo-mie
quattro mura, colorarmi ed annientarmi nel mio bosco infischiandomene del tempo
e della giornata che attende a due passi dall’alba. stanotte sento i fiori
sanguinare (autocitarmi solletica il narcisismo e l’autoironia eheh). comunque
li sento davvero. e per dirla tutta “… vedo corpi pallidi, crudi e selvaggi
come muffa dalle dita tiepide, lacrime di neve a innaffiare freschi sacrifici”.
momento autocelebrativo in una notte solo mia, le mille e una notte mi fanno un
baffo, ho vissuto centomila notti tra le sconfinate pareti della mia scatola
cranica. centomila notti, quasi altrettante piccole morti. ricordo con affetto
le mie notti adolescenziali asserragliato nella mia stanzetta, ad ascoltare
notturni programmi radiofonici e a scribacchiare-sanguinare. all’epoca l’altalena
consisteva nel fingermi un normale adolescente che faceva le normali cose che
ci si aspetta da un normale adolescente. il talento del pagliaccio non mi è mai
mancato. per questo nessuno mi conosce sul serio. “sii sempre te stesso”,
balle. a nessuno è concesso questo privilegio. forse solo ai mediocri. e ai
folli. ad ogni modo il cerone e il nasino rosso sono i miei cupi tendaggi che
proteggono un’anima dalla luce della mediocrità. ho l’anima fotosensibile,
forse. magari la mia anima pallida ha anche delle deliziose e impercettibili
lentiggini, chissà.
Nessun commento:
Posta un commento