Sono la più bella
diciannovenne del mondo. Sono sola come una croce piantata in uno sterminato
camposanto di marmo bianco senza croci. Io l’unica croce in un oceano di vuoto
e di silenzio. Bevo la mia decima mezzolitro di acqua minerale. Sono pallida e
bellissima, il volto intorpidito da mille ore di sonno artificialmente indotto
e da totale assenza di luce solare e vita sociale e chiacchiere e volti e
rumori e bla bla bla. Gironzolo a caso nel mio monolocale, a piedi nudi, lo
sguardo sofficemente sbatte dove capita, finestra pareti pavimento soffitto. La
porta-finestra mi dice che è piena notte. Devo aver dormito per qualche secolo
almeno. Il mondo là fuori, ne sono sicura, non sarà cambiato di una virgola.
Accendo la sigaretta che stringo fra le morbide labbra. Infilo il cd,
track number two, even flow. Mi guardo
allo specchio e ammiro il mio pallore che farebbe arrossire d’invidia la luna e
le sue sorelle. Se la luna è distaccata dai pensieri degli uomini io sono la madre
dell’alienazione e dell’indifferenza. Quando comincia alive le culotte nere e
la t-shirt bianca cadono sul pavimento e m’infilo nella doccia. Questa notte è solo mia. I’m still alive.
1 commento:
Il mio regno per uno zolpidem
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