martedì 31 marzo 2015

sono meravigliosamente distante dal suolo e dalle persone, fluttuante come un corpo addormentato in una bara di nebbia appena colorata da chimiche esalazioni morbide e sofficemente perverse. la notte s’infiltra dai vetri della finestra per ascoltare i miei pensieri neri come il silenzio di una solitudine che non ha voglia di parlare. sono impermeabile alle persone. il mio sguardo è scivoloso, il volto pallido come un pagliaccio distante dal lavoro, inquietudini ondeggiano senza graffiare, un sorriso appena accennato si prende gioco del mondo intero che piccolo e inerme mi osserva quasi ammirato. lo sguardo del mondo intero è un bambino col naso appiccicato alla mia finestra, una buffa insignificante presenza che ignoro con una megaindifferenza che ha del meraviglioso. sorrido a me stesso, mi sorrido e mi sorprendo a volermi bene, sono la cosa più bella che possiedo. mi adoro. nella strada dalla finestra vedo un giovane fantasma dallo sguardo assente che cammina. un giovane fantasma che non crede nella morte. cammina e si accende una sigaretta. il bagliore dell’accendino è una micro piccola festa senza invitati un raggio di un sole senza spettatori. guardando quella fiammella mi rendo conto e penso che mi adoro. 

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