sono meravigliosamente distante
dal suolo e dalle persone, fluttuante come un corpo addormentato in una bara di
nebbia appena colorata da chimiche esalazioni morbide e sofficemente perverse.
la notte s’infiltra dai vetri della finestra per ascoltare i miei pensieri neri
come il silenzio di una solitudine che non ha voglia di parlare. sono
impermeabile alle persone. il mio sguardo è scivoloso, il volto pallido come un
pagliaccio distante dal lavoro, inquietudini ondeggiano senza graffiare, un
sorriso appena accennato si prende gioco del mondo intero che piccolo e inerme
mi osserva quasi ammirato. lo sguardo del mondo intero è un bambino col naso
appiccicato alla mia finestra, una buffa insignificante presenza che ignoro con
una megaindifferenza che ha del meraviglioso. sorrido a me stesso, mi sorrido e
mi sorprendo a volermi bene, sono la cosa più bella che possiedo. mi adoro.
nella strada dalla finestra vedo un giovane fantasma dallo sguardo assente che
cammina. un giovane fantasma che non crede nella morte. cammina e si accende
una sigaretta. il bagliore dell’accendino è una micro piccola festa senza
invitati un raggio di un sole senza spettatori. guardando quella fiammella mi
rendo conto e penso che mi adoro.
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