mi sento un viandante nella notte nel bianco del
mio pavimento. una morbida creatura fatta d’ombra che per istinto cammina e
cammina scansando il gregge di umani privo di alcuna raffinatezza mentale. un
ammalato che percorre improbabili
strade distanti dal sonno. le belle notti sono strade che portano al
suicidio percorse a metà. gli interrogativi scompaiono sommersi dai passi senza
meta. distanze lentamente percorse come discorsi impolverati da millenni di
oniriche novelle dalla spina dorsale colorata. una notte come questa è un
vizioso patrimonio da santificare. cammino passeggio nel vetro del bicchiere
come sanguinante vino invecchiato. un lampione è un’ulcera nello scuro della
città di materno cemento boschivo. un lampione è uno sgabello abbandonato in un
angolo ricoperto da foglie di tabacco e narici gravide di libellule estatiche.
cammino passeggio in questa mia notte dalla carne floreale e dalle labbra come
dame ironiche ed eterne. nelle mie orecchie sbudellate le parole bagnate da una
luna imbottita di stracci. assorbo l’ebbrezza del mondo dormiente. l’esigenza
di camminare ha una delicatezza dolorosa e crepuscolare.
1 commento:
foglie di tabacco e narici gravide di libellule estatiche
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