martedì 30 giugno 2015

non si può vincere una guerra da soli. senza l’ipocrisia del compromesso si è condannati alla sconfitta. forse è qui il fascino di certi eroi immortalati dalla sconfitta. la vittoria della sconfitta. è estate ma sogno una notte d’inverno. voglio una bottega desolata in un freddo pomeriggio di gennaio col cielo così cupo e scuro da atteggiarsi quasi a crepuscolo. un cielo così cupo e scuro da richiamare folate di veleno tra le mura solitarie. ogni tanto bisogna sciacquarsi levarsi di dosso il cielo azzurro che incombe nell’animo profondo. ascolto il vento soffiare contro il mio muro contro il mio firmamento. è il respiro degli abissi che trafigge le pietre del mio silenzio. il mio silenzio lastricato di sconcertanti tuoni di vetro. una foresta di cemento e automobili e personcine brulicanti là sotto. qua dentro un mare calmo e tempestoso ombre che scorrono come gemiti tra lenzuoli artiglieria d’intimità e piacere e confusi estatici labirinti rampicanti. il vento soffia la polvere muta come un mare segreto in cui annegare in una stanza sbiadita e confusa dove ammutoliti pipistrelli danzano stando fermi appesi a testa in giù. dalla mia finestra vedo bugie mischiate al vino alle danze ai colori ai sorrisi e alle malinconie che cadono a pezzi come cantilene d’argento senza nome. sono un soldato senza corpo con le vene sature di neve arrugginita. 

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