per qualche attimo ho creduto di aver trovato la mia speculare creatura femminea. mentre mi recavo a lavoro, avvalendomi delle mie segrete e boschive scorciatoie, ho notato che ad una ventina di metri mi precedeva una ragazza. l’ho seguita senza farmi vedere e…. cazzo, è passata attraverso uno dei miei pertugi sulla reticella! qualcuno stava usando i miei clandestini passaggi segreti! una volta attraversato il pezzetto di bosco ho salutato la tizia e dopo due chiacchiere abbiamo preso un the alla macchinetta. un’altra indistinta faccia dell’adespoto pubblico del mio show. probabilmente senza rendersene conto, la tizia usando la mia scorciatoia stava facendo la cosa più sublime della sua vita. ma questo non lo saprà mai. perché una mente piccola, in un buco in una recinzione metallica, vede solo un’apertura che consente di accorciare la strada consueta per giungere in un determinato posto. vabbè, se oserà diffondere l’esistenza della scorciatoia sarò costretto a sopprimerla. il mio insano disinteresse per le creature viventi gode ancora di ottima salute. una celestiale spossatezza impregna le mie membra, disordine viscerale, disordine di libri sul pavimento, accanto al divano e accanto al letto, musica fluttua per la casa come rugiada che non ha voglia di posarsi sul terreno. l’inferno e tutti i suoi diavoli devono essersi trasferiti tra le mie viscere, dannata colite! in confronto a quello del mondo esterno il mio disordine viscerale ha qualcosa di supremo, è un’orgia di muco e sangue e secrezioni che si attorcigliano come velenosi serpenti in amore. è un pianto che si consuma in silenzio, come un fuoco che affumica pareti mai accarezzate dalla luce del sole. la piccola banda amatoriale suona, per le strade, popolari musichette che vorrebbero accomunare cuori come tante perline di plastica colorata, collanine prive di alcun valore estetico. le mie mura sottili sono bianche e dolcissime e mi separano dai piagnistei a buon mercato. sprofondo nella sofficità dei miei pensieri. non ho parenti al di fuori di queste mura bianche. mi fondo con me stesso, un nudo cubetto di ghiaccio abbandonato sul pavimento, sgocciolante suggestive inquietudini lontane dall’aria mondana, distanti dalle voci che popolano le frenetiche vie che accolgono umanità che somigliano a vacue bottiglie con la scritta “vuoto a perdere”. il confort è per i mediocri, le anime fulgenti veleggiano tra acque inquiete, sfiorando lame che affiorano come scogli dal fondale scuro delle loro profondità. ogni estate è lontana, ogni sole dimenticato, ogni calore oscurato da migliaia di notti lucide e inaccessibili. un ancestrale arpeggio ha compiuto l’assassinio del popolaresco rumoreggiare stradaiolo. la splendida dama ottocentesca intona un solitario lamento triste e doloroso, ci sono il cielo e tutte le nubi della storia nel suo canto. respiro il suo canto, mi lascio condurre nel buio più buio, nel petrolio del mio pozzo. così solo, così libero. la notte ha una giovinezza immacolata che nessuno può scalfire.
3 commenti:
Chi passa per i miei boschi, verrà passato a fil di spada....la visione di un orso che esce dalla caverna ringhiando perchè qualcuno vi si è anche solo avvininato.
Passa dal muro, ceruleo vascello, potresti essere uno dei fuorilegge seduti al mio desco.
Saluti...
Chi passa per i miei boschi, verrà passato a fil di spada....la visione di un orso che esce dalla caverna ringhiando perchè qualcuno vi si è anche solo avvininato.
Passa dal muro, ceruleo vascello, potresti essere uno dei fuorilegge seduti al mio desco.
Saluti...
Melancholia... La migliore compagnia, talvolta.
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