notte inoltrata, le parrucche rosse, silenziatori del cervello, poggiate sulla sedia come marionette messe a riposo. le stradine desolate, sentendosi sole, si prendono qualche libertà: quelle dritte si torcono un po’, quelle arcuate si stiracchiano allungandosi finché possono. i cani abbaiano come cuori straziati che non vogliono rassegnarsi alla solitudine. dai vetri un’aria umidiccia che è un’illusione invernale. se solo ci fosse un cazzo di bel ponte in questa cittadina…mi prenderei per mano e starei lì, a guardare l’acqua passare. sentirei un lontanissimo flauto suonare, ascolterei il fondo del mio pozzo gemere e trasudare, un bosco privo di fiori, senza parole. un silenzioso temporale mi scoppierebbe dentro, si farebbe strada dentro me con le sue dita affilate. non passerebbe nessuno, se qualche persona facesse la sua fuggevole apparizione non sarebbe comunque passato nessuno. a distanza, con le labbra bacerei l’acqua del fiume, nera disumana, un bacio sospeso ancorato al mio respiro. imperturbabile girovago nel mio interno senza fermarmi, fiume di veleno, sonorità mitologiche, stralci d’incontrollata elettricità.
Nessun commento:
Posta un commento