giovedì 28 giugno 2012


adoro i tramonti che baciano i tetti di certe città. una parte della loro bellezza è dentro di me. tutto diventa di un arancione così caldo e poco metallico… è come viverli in bilico, immersi e  perduti nel mare, distante anni luce dalle coste. la nave è stata colpita, l’albero maestro abbattuto, l’incendio divampa, bisogna saltare, abbandonare l’imbarcazione. resto per ultimo, a godermi quell’istante, un deserto di legno, un rogo di devastazione, nuvole di fumo che salgono scure e pesanti, senza soste. salto in groppa ad un tuono e sparisco, con poche gocce rosse ad un angolo della bocca. rifiuterei ogni letto del mondo per starmene a mezz’aria, divento amabile e dolciastro come un affresco, quasi potrei parlare d’amore se solo esistesse un amore lungo quanto un racconto, rigetto il potere perché non riuscirei a volare con una pietra al collo, faccio l’amore distillando nuvole, fiori, lacrime e arbusti invecchiati e screpolati dall’aria del mare quando giunge il tramonto. una fontana dagli occhi grandi e labbra che promettono l’illusione di un paradiso che è un balcone senza fiori, martellate e sudori e ricordi di battaglie, alla mia spada manca il sangue, al mio volto manca la speranza di un dio che non conosce dolore, ho attraversato la peste, sconfitto il pudore. cammino sulla ciottolata reminiscenza della mia semioscura e boschiva adolescenza, fraseggi di rock, blues e solitudini stellate, sferzanti sorrisi isolati, adorabili, affilate coltellate, mi adoro, mi bacio…

Nessun commento: