oramai i soli alberi da
frutto che vedo sono ai margini dei marciapiedi di cemento, con i frutti
dimenticati che lentamente muoiono schiantandosi sull’asfalto caldo d’estate.
una delle
più grandi fortune della mia vita è stata quella di poter crescere in spazi
aperti, spazi liberi con alberi e frutta selvatica. ricordi radicati nelle
vene. senza bisogno di parole ho condiviso con la mia bellissima musa dalle
vene di ghiaccio quelle sensazioni, sebbene in anni più recenti. a parte i miei
amici adolescenziali nessuna delle persone che mi circondano ha un rapporto con
l’acqua, la terra, il fuoco ed i boschi così come io lo intendo. le persone che
ora mi attorniano sono tipi da barbecue in cortile, io conservo dentro di me i
fuochi e le notti dal sapore antico, quasi pagano. il fanciullino pascoliano
che vive in me ha sempre i piedi nudi e la rustichezza campestre di un ulivo
secolare.
2 commenti:
le arrostite in campagna con il vino nero a fiumi, l'odore delle ginestre e degli ulivi nell'aria, i grilli e le cicale che ti martellano il cervello e alle tue spalle il rumore di un cespuglio mosso da qalche cinghiale..
e ora, ora scavalchiamo questo muretto a secco e andiamo a rubare quelle albicocche! :)
Quanto mi piace questo tuo intervento.
Tu da adolescenti vivevi in posti da te descritto, dopo hai preso altre strade.
Io ci vivo ancora in posti come questo e adesso, mentre ti sto scrivendo ho come sottofondo cicale, tante cicale.
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