Sono un inerte miraggio
incastonato nel cemento e nel vetro dell’appartamento cittadino al dodicesimo
piano, sono un bellissimo corpo freddo, sospeso a cinquanta metri da terra,
sono una stella bianca, un esule senza sangue nelle vene, una perversa
bambolina senza gadgets o amichetti, sono fredda, pallida, inerme sul pavimento,
inattaccabile nel mio isolamento squilibrato, sono un pallido corpo freddo
privo di sangue, lunghi capelli neri sulle spalle, uno sguardo che fissa cose
senza vedere niente. Ho voglia di ibernarmi pacificamente, congelare del tutto
i miei pensieri e le mie splendide angosce, diventare la vostra bella Cry
addormentata nel suo fottuto monolocale al dodicesimo. Da due giorni niente
cibo, solo tre o quattro bottiglie d’acqua con disciolte chimiche polveri dagli
effetti ripulenti, spossanti, annichilenti: lassativi, diuretici,
antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici. Chimiche pozioni per una sacra e
maledetta sacerdotessa diciannovenne del ventunesimo secolo. Nessuno può
amarmi, vedermi, ascoltarmi, sono dolcemente crocifissa nella solitaria
riservatezza del mio mondo, i miei chiodi sono fatti di un’innaturale apatia
che mi salvaguarda dalle stronzatine che sfavillano cinquanta metri più sotto.
Mi tocco e mi sento umida, bacio il mio indice, lo succhio sorridendo, sorrido
come una pupa intrisa della sua stessa follia, sorrido mentre canta
Courtney-cara, sorrido mentre trangugio una megasorsata di jack, sorrido bella
e gelida come un fiore di ghiaccio dai lunghi capelli neri.
1 commento:
il ricordo di te che scendi dalla mia macchina non se ne va... Ciao batt
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